Grazie all’etichetta ESP è ora possibile tornare ad ascoltare i due capolavori di Patty Waters, “Sings” del 1965 e “College Tour” originariamente pubblicato l’anno successivo. Due perle di una delle più geniali e dotate cantanti bianche di sempre. Dopo i primi anni di grande fermento a New York, che la videro impegnata con tutti i giganti del free jazz,la Waters scomparve dalla scena musicale per poi registrare, 39 anni dopo, un album tributo a Billie Holiday in cui interpreta alcune classiche canzoni d’amore e un disco dal vivo.
Patty Waters ammalia fin dal primo sospiro: un accordo cupo e profondo al piano apre l’album d’esordio con "Moon, Don't Come Up Tonight", in cui sembra faccia affiorare la propria voce dall'oscurità con una dolcissima, malinconica profondità. Le successive sei canzoni di “Sings” sono flebili gemme cantate o sussurrate con il solo accompagnamento di un pianoforte; poi arriva il brano finale "Black Is the Color of My True Love's Hair", un tradizionale rivisitato, tra gli altri, anche da Luciano Berio e Cathy Berberian nelle loro “Folk Songs”, che viene ripetutamente violentato e squarciato con una forza angosciante. Patty Waters grida, soffre nel dare corpo e voce alla sua anima nera e dannata richiamando alla mente ciò che successivamente fecero Yoko Ono, Buckley e Diamanda Galas. ”College Tour” segue perfettamente il canovaccio della canzone conclusiva del primo disco.
Nel frattempo il suo nome è diventato un punto di riferimento per i gruppi più disparati, non solo nel settore della sperimentazione jazz ma anche per rock band come i Sonic Youth; nonostante tutte queste attenzioni la musica della Waters rimane, a tutt'oggi , un culto per pochi intimi: la popolarità può attendere, la passione no; questa ristampa fornisce la possibilità di avere nella propria discoteca un album interpretato magnificamente, con il cuore. (Andrea Tassistro)