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I nostri preferiti Rock PAVLOV'S DOG - Pampered Menial (Columbia 1975)
 

PAVLOV'S DOG - Pampered Menial (Columbia 1975) Hot

ImageUn titolo bizzarro ("l'umile servitore") ed un nome altrettanto bizzarro (Ivan Pavlov fu un fisiologo russo, Premio Nobel nel 1904, celebre per i suoi esperimenti sui riflessi condizionati utilizzando i cani) per il gruppo artisticamente forse più importante del movimento progressive oltreoceano (come noto decisamente più radicato qui in Europa). E' un vero mistero come un disco di questo valore sia, tutto sommato, assurto a semplice "cult" per pochi appassionati senza raggiungere maggiori livelli di diffusione e di apprezzamento: vediamo di scoprirne le cause. I due produttori fanno le cose in grande: attorno allo straordinario vocalist David Surkamp, dotato di una estensione vocale senza pari nella storia del rock, viene posto un sestetto di competenti musicisti di estrazione rock (chitarra, basso, percussioni) e classica (violino, tastiere, mellotron) dove spiccano il chitarrista Steve Scorfina, il violinista Siegfried Carver ed il tastierista David Hamilton. Surkamp porta in dote ben sei pezzi su nove complessivi. La produzione, la registrazione ed il missaggio sono eccezionali per l'epoca (stiamo parlando di quasi 35 anni orsono). L'avvio del disco è eccezionale: i primi due pezzi "Julia" e "Late November" sono di una bellezza addirittura stordente; il livello poi deflette leggermente ma si mantiene comunque elevato con i successivi "Song Dance" e "Fast Gun" ulteriori palestre per i vocalizzi inarrivabili di Surkamp. Si adagia poi su livelli più ordinari, ma non routinieri, con i tre pezzi centrali "Natchez Trace", "Theme from Subway Sue" ed "Episode" per chiudere in bellezza con "Of Once And Future Kings" introdotta dal breve strumentale "Preludin". Un disco di alto livello, di assoluta eccellenza per quanto riguarda i primi due pezzi.

Perchè non funzionò? Probabilmente perchè arrivò cronologicamente fuori tempo massimo, quando gli echi del progressive si stavano già spegnendo e si affacciavano ormai nuovi suoni. Inoltre influì forse una certa artificiosità o forse la sensazione di un gruppo iperprodotto, costruito a tavolino per sfruttare le grandi doti di David Surkamp....chissa! Grazie alle provvidenziali ristampe, per fortuna, possiamo oggi recuperare e rivalutare questa gemma (ed il suo seguito "At the sound of the bell" che contiene un altro capolavoro quale "She came shining") sulla quale purtroppo all'epoca calò un immeritato oblio.  (Nanni Iguera)

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Recensione Utenti

Opinioni inserite: 1

Giudizio complessivo 
 
91  (1)
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PAVLOV'S DOG - Pampered Menial (Columbia 1975) 2010-08-06 13:57:00 carlo m marenco
Giudizio complessivo 
 
91
Opinione inserita da carlo m marenco    06 Agosto, 2010

Asincronie

Pavlov's Dog è l'archetipo del plauso posticipato. Ogni recensore prog che si rispetti non può che lodarne le qualità ed interrogarsi retoricamente sul fato loro avverso.
I primi due dischi sono francamente imperdibili per i cultori dei primi seventies con il loro fascino un po' weird di "perle nere".
Non omologabili con quanto andava di moda a quei tempi, anche perchè non associabili ad un genere definito, han dovuto attendere il tempo delle riscoperte e delle ristampe.
Francamente non ricordo come furono distribuiti qui da noi dove il progressive impazzava, penso però che allora non li avrei presi in considerazione come meritavano.
Il pubblico a cui avrebbero potuto piacere, al tempo amava dischi dai brani lunghi, concept album ed una vena folcloristica che gli americani Pavlov's Dog con i loro brani di 3 4 minuti sfioravano appena.
Oggi, al di fuori delle limitazioni che quel tempo ci aveva assegnato, possiamo scoprire di aver perso qualcosa allora e di aver trovato un piccolo tesoro oggi.
Pavlov's Dog ha il fascino nostalgico di quel che avremmo potuto esser e non siamo stati e la forza di una voce anomala che arriva ovunque, anche al cuore.

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