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Inviato da Nanni Iguera 10 Dicembre, 2008
Asincronie
Pavlov's Dog è l'archetipo del plauso posticipato. Ogni recensore prog che si rispetti non può che lodarne le qualità ed interrogarsi retoricamente sul fato loro avverso.
I primi due dischi sono francamente imperdibili per i cultori dei primi seventies con il loro fascino un po' weird di "perle nere".
Non omologabili con quanto andava di moda a quei tempi, anche perchè non associabili ad un genere definito, han dovuto attendere il tempo delle riscoperte e delle ristampe.
Francamente non ricordo come furono distribuiti qui da noi dove il progressive impazzava, penso però che allora non li avrei presi in considerazione come meritavano.
Il pubblico a cui avrebbero potuto piacere, al tempo amava dischi dai brani lunghi, concept album ed una vena folcloristica che gli americani Pavlov's Dog con i loro brani di 3 4 minuti sfioravano appena.
Oggi, al di fuori delle limitazioni che quel tempo ci aveva assegnato, possiamo scoprire di aver perso qualcosa allora e di aver trovato un piccolo tesoro oggi.
Pavlov's Dog ha il fascino nostalgico di quel che avremmo potuto esser e non siamo stati e la forza di una voce anomala che arriva ovunque, anche al cuore.
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