citizenkane_windowDISCO MIX a cura di Jedediah Leland

la musica che ci pare e piace

 

La consueta classifica annuale dei frequentatori del negozio e dei lettori del sito di Disco club ha visto trionfare l'inutile disco degli Arcade Fire seguito da Beach House, National e Roky Erickson. A niente sono valse le richieste, più che motivate, di introdurre classifiche specifiche per generi, che avrebbero permesso visibilità a dischi meritevoli, ma che non dispongono dell'appeal 'mediatico', di un consenso generalizzato o trasversale necessario a entrare tra i piani alti della lista. Niente da fare, l'istanza è stata rintuzzata senza pietà, in ossequio a quel pensiero unico che da sempre pervade la comunità di cui sopra: unico il pensiero, unica la classifica. Niente a che vedere con gli Stati Uniti, il paese dove tutto è possibile, dove domenica 13 febbraio alle 20 (ora di Los Angeles) avrà inizio la cerimonia di premiazione dei Grammy Awards 2011, 2011-grammy-nominationsquelli che tutti per brevità chiamano gli Oscar della musica. Qui le categorie sono centonove (109), tra cui si segnalano una per le migliori note di copertina, una per i migliori box, una addirittura per il "Best New Age Album", un genere di cui nessuno serbava ricordo e rimpianto (a una profonda analisi però, le categorie si riducono a centootto - 108 - perché nel 2010 il "Best Regional Mexican Album" non sarà attribuito per mancanza di concorrenti. Pazienza). Senza fare previsioni (chi è davvero in grado di sapere cosa pensano gli americani di musica, cinema e politica estera?) scorriamo alcune categorie: nel disco dell'anno troviamo sempre gli Arcade Fire, presenti anche nel "Best Alternative Music Album" (ecco la cinquina completa: Band Of Horses, The Black Keys, Broken Bells, Vampire Weekend), oltre a un quartetto impresentabile composto da Eminem, Lady Gaga, Kate Perry e Lady Antebellum (due uomini e una donna, fanno country e ciò vi basti). Nel jazz la situazione non migliora: i candidati in lizza sono The Stanley Clarke Band, Joey DeFrancesco, Jeff Lorber Fusion, John McLaughlin, Trombone Shorty (vengono da New Orleans, ma sembrano i Raydio di Ray Parker jr.; se non sapete chi è, non indagate). Anche qui bisogna spulciare tra le tante righe per trovare "Historicity" di Vijay Iyer (il mio disco dell'anno) o Keith Jarrett (ma per il solo di "Body and soul" e non per l'intero "Jasmine"). Insomma la situazione è plumbea un po' ovunque e anche l'estrema specializzazione non garantisce un livello qualitativo nella varietà proposta, a dimostrazione che il pensiero unico finisce per essere davvero un pensiero totalizzante. Non resta che fare da sé, ascoltando in giro e scegliendo quello che più ci aggrada, senza lasciarsi andare alla solita litania che non si sa dove ascoltare la buona musica: in rete tra YouTube, MySpace e le radio specialistiche (per gli amanti del jazz segnatevi questa per esempio: http://www.jazzradio.com/) c'è solo l'imbarazzo della scelta. Se poi sceglierete gli Arcade Fire (che magari vinceranno anche un Grammy), peggio per voi; ma in fondo sono solo canzonette.

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