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foto: Olivier Colas
Il Grand Rex di Parigi è uno splendido cine-teatro degli inizi del ‘900 con oltre 2500 posti a sedere, per la maggior parte comodissime poltrone, spesso dedicato ai concerti rock. I biglietti sono esauriti da tempo, segno della notorietà acquisita da Antony in questi ultimi anni. Il concerto è previsto per le 8, ma le luci cominciano a spegnersi solo mezz’ora più tardi. Una base di musica elettronica accoglie l’ingresso sul palco di una sorta di ballerino-performer, che si tratterrà sul palco per venti minuti buoni: una scelta a mio parere inspiegabile. Finalmente lascia la scena e dopo pochi minuti entrano i musicisti, seguiti da Antony. Il palco è inizialmente quasi immerso nel buio, mentre nel corso dello spettacolo sarà illuminato in modo suggestivo. Antony prende posto al pianoforte, dove resterà per tutta la durata del concerto, con i sei strumentisti di fronte: il set è prevalentemente acustico (con archi, chitarra, alcune incursioni di sassofono e clarinetto, basso elettrico e batteria), la qualità dei musicisti molto elevata, così come la performance vocale di Antony, che non si discosta da quella offerta in studio. La prima parte dello spettacolo attinge dall’ultimo disco; One Dove è molto bella anche dal vivo, Kiss My Name viene accolta da grandi applausi. Sono però soprattutto i brani del precedente album, come For Today I Am A Boy e You Are My Sister, a entusiasmare maggiormente il pubblico.Spicca per la vivacità Shake That Devil, che si distacca dal repertorio consueto di Antony. In un paio di occasioni, all’inizio di un brano, Antony sbaglia i testi o l’accompagnamento al piano e ferma la band; la cosa è risolta simpaticamente, il pubblico sembra apprezzare anche gli errori, e tutto prosegue nell’entusiasmo generale. Il set si conclude dopo quasi un’ora e mezza, ma la band torna sul palco assai rapidamente con i bis: Cripple & Starfish e un’intensa Hope There’s Someone. Un buon concerto, nonostante qualche evitabile lungaggine - il ballerino, lunghe chiacchiere (non sempre interessanti) di Antony dal palco - e l’assenza di dinamica o di qualunque azione sul palco (ma certo non è la musica adatta): il pubblico però è in estasi, segno dello status ormai raggiunto da Antony And The Johnsons.
(Marina Montesano)
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