Con un ottimo disco nei negozi e una rinnovata fiducia nei propri mezzi tornano in Italia i REM; il gruppo di Athens irrompe tra il pubblico dell' Arena Civica di Milano con un granitico muro di suono e l'energia di 'Accelerate' che contagia l'intera scaletta del concerto. Michael Stipe, Mike Mills e Peter Buck sono in gran spolvero, aiutati dalla potente batteria di Bill Rieflin e dal chitarrista Scott McCaughey, puntuale ed efficace. Stipe, elegantissimo, catalizza l'attenzione su di sé con movenze e gestualità teatrali, spostandosi da un lato all'altro del palco, roteando l'asta del microfono e scendendo più volte tra il pubblico, mentre le tessiture sonore dell'arcigno Buck e i caratteristici controcanti di Mills completano il quadro. Un'accurata scenografia con schermi a Led attorno al palco con due telecamere e un ottima regia crea attorno ai musicisti un 'instant movie' del tour nello stile del DVD che accompagnava il live dello scorso anno. Inutile dire che i brani più veloci del repertorio la fanno da padrone e ci sono pochi momenti di quiete come nel ripescaggio di un oscuro brano da 'Monster' (Let Me In) eseguito con il gruppo radunato attorno al piano o nella concisa versione di 'I've Been High'. Pescando nell'ampio mare di ventotto anni di carriera i REM hanno compilato un ideale Greatest Hits dal vivo, nel tripudio del singalong: da 'Fall on Me' a 'Drive', da 'Orange Crush' a ' Man on the Moon' senza dimenticare la canzone simbolo del gruppo, 'Losing my Religion'. Mancava all'appello 'Everybody Hurts', un brano che molti aspettavano e invocavano, ma forse un po' troppo rilassato per questa serata, e poi, a parte il micidiale caldo di Milano, tra il pubblico, ne siamo certi, nessuno ha sofferto, anzi le migliaia di visi sorridenti e di voci afone per il gran cantare trasmettevano una gran quantità di quelle che, in modo desueto, si chiamano ancora buone vibrazioni. Due parole per i gruppi di supporto, prima L'Aura, ovviamente penalizzata dal fatto di aprire il concerto, che propone un pop un po' anni '90 senza convincere più di tanto, mentre gli Editors meritano un ascolto più approfondito, se non altro per la voce e il carisma di Tom Smith. (Fausto Meirana)
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