La Porsche Arena è una struttura nuovissima che viene utilizzata per concerti ed eventi sportivi. Sembra ancora più capiente dei 7500 posti dichiarati, e stasera è completamente piena; il che tuttavia non le toglie un aspetto un po’ freddo, da palazzetto dello sport (ma l’acustica si rivelerà molto buona), accentuato dal fatto che, quando il concerto comincia (alle 19.30), dalle finestre in alto piove ancora un po’ di luce sulla scena. “Tweedle Dee & Tweedle Dum” e “It Ain't Me, Babe” aprono bene il concerto , ma Dylan non sembra entusiasta e l’occhiataccia che a un certo punto lancia a uno dei chitarristi fa temere che la serata non sia fra le migliori.
Dopo i primi quattro pezzi torna alle tastiere e la band attacca un’ottima “Sugar Baby”. E’ un buon concerto, ma stenta a decollare, fin quando il palco non viene illuminato d’arancio e – nono brano in scaletta – comincia “John Brown”: è una versione stupefacente, di quelle che valgono un intero concerto. In queste occasioni si capisce perché la band, sebbene composta di cinque elementi, non occupi mai completamente palcoscenici che paiono sempre troppo grandi, ma si stringe a semicerchio intorno a Dylan, per seguirne intenzioni e indicazioni che possono arrivare in ogni momento. A questo punto il concerto sembra prender fuoco con una “Rollin’and Tumblin’” a mille; il pubblico applaude più volte le prodezze strumentali dei singoli musicisti. Come prevedibile “Tangled Up in Blue” è accolta con grande entusiasmo, sebbene a me non sembri una versione eccelsa, al contrario del consueto finale composto da “Summer Days”, “Like a Rolling Stones” (migliore delle due versioni di Amsterdam), “Thunder on the Mountain” e una accesissima “All Along the Watchtower”, nella quale le tastiere quasi atone che accompagnano i momenti cantati si alternano ad esplosioni strumentali che rammentano la versione di Jimi Hendrix.. Degna conclusione di un concerto forse non impeccabile nell’insieme, ma con momenti di vera bellezza. (Marina Montesano)
{mos_sb_discuss:11}