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Concerti Concerti BOB DYLAN - Heineken Music Hall, Amsterdam - 8/9 aprile 2007
 

BOB DYLAN - Heineken Music Hall, Amsterdam - 8/9 aprile 2007 Hot

Con Bob Dylan in giro per l'Europa
ImageCi sono città nelle quali, in genere, ci si può aspettare che Bob Dylan offra buoni concerti. Amsterdam è fra queste, e infatti i biglietti della Heineken Music Hall (una sala polivalente, dall’ottica acustica, in grado di accogliere circa 5000 spettatori, con posti a sedere sul fondo e un’ampia pista davanti) erano esauriti da mesi. Due ore prima dell’apertura delle porte, prevista ed attuata alle 18 (i concerti in Olanda cominciano presto: alle 19.30 in questo caso), i più accaniti sono già in coda. Tutto è puntuale e ben organizzato e all’ora prevista la band è sul palco. Come sempre da molti anni a questa parte, il set si apre con un pezzo che serve per ‘scaldarsi’ (“Cat’s in the Well” entrambe le sere). Dylan sarà alla chitarra per le prime quattro canzoni, per poi tornare alla tastiera; è una sorpresa per questo tour europeo, dal momento che non la suonava sul palco da quasi quattro anni.

La setlist cambia profondamente, com’è abitudine, tra il primo e il secondo concerto. In entrambi i casi, però, “It’s Alright Ma’” è il quarto pezzo e, a detta di molti, il momento in cui si può esser certi che i concerti non deluderanno: con una voce in gran forma Dylan offre una performance perfetta, le parole efficaci come se fossero scritte ieri sono pronunciate quasi con veemenza; e l’arrangiamento non solo è differente rispetto alle tappe precedenti del tour, ma cambia anche leggermente fra una sera e l’altra. La scelta dei pezzi privilegia il materiale degli anni ’60 e quello più recente (ma l’8/4 c’è posto per una bella versione di “Under the Red Sky”). Alcune fra le canzoni di “Modern Times”, accolte con entusiasmo dal pubblico, offrono momenti magici: “Nettie Moore” l’8 e “Ain’t Talking” il 9 sono showstoppers assoluti, il pubblico è ridotto al silenzio. Spiccano anche ottime versioni di “To Ramona”, “Visions of Johanna”, “Chimes of Freedom”, “It Ain’t Me Baby”. Inclusi i bis, i concerti durano due ore esatte, con 17 pezzi ciascuna sera. Se in passato la band, e in particolare i due chitarristi che lo accompagnano dal 2005, non erano sempre sembrati all’altezza del contesto, ad Amsterdam la situazione è sembrata molto migliorata, con il solista Denny Freeman in grado di inserirsi con buona creatività e dialogare con il polistrumentista (pedal steel, violino, banjo e altro ancora) Donny Herron e una sezione ritmica - come sempre - eccellente. Ciò che rende i concerti di Dylan una cosa molto diversa da quelli di altri musicisti contemporanei è il modo di interpretare l’esperienza live, non come semplice riproposizione delle registrazioni di studio, ma come continua reinvenzione: ecco allora gli arrangiamenti che cambiano in continuazione, le setlist sempre diverse, le improvvisazioni on stage. Il che naturalmente, se spirito e concentrazione non sono al meglio (agli inizi degli anni ’90 succedeva sovente), può dare esiti non entusiasmanti; ma se la serata è quella giusta, allora il risultato è entusiasmante. I due concerti di Amsterdam appartengono senza dubbio al secondo tipo. (Marina Montesano)

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