Joan Shelley è arrivata al quinto album, ma la scopriamo solo ora, con il disco omonimo, mossa che spesso significa una ripartenza, un cambiamento; forse per questo ha scelto la produzione di Jeff Tweedy dei Wilco, per i quali la cantautrice del Kentucky ha aperto alcuni concerti; Tweedy, comunque, si è limitato a limare gli eccessi e a contenere gli arrangiamenti, generando un disco omogeneo e godibile, con un obiettivo chiaro: mettere in risalto la voce della Shelley e in primo piano i testi. Le canzoni oscillano tra la canzone d’autore, con Joni Mitchell e Vashti Bunyan come riferimenti obbligati, e un certo folk revival d’autore alla Gillian Welch, d’altronde, anche la Shelley ha un chitarrista ombra, il fido Nathan Salzburg, che svolge lo stesso compito di David Rawlings con la Welch. Ottimo disco, breve, fresco e tranquillo, magari solo un po’ fuori stagione, compratelo per l’autunno, davanti al caminetto sarà a proprio agio… (Fausto Meirana)