Se ti capita di essere un soul man (o brother) non è che tu ci possa fare molto. Anche se nasci con 50 anni buoni di ritardo; se quello che suoni e canti pare una ristampa anche se è nuovo di zecca; se, inevitabilmente, i nomi a cui chiunque paragonerà le tue canzoni sono quelli di giganti storicizzati e inarrivabili (Sam, Marvin, Otis & C). Se ti capita di essere un soul man (o brother) devi cantare il soul. E questo fa Eli P Reed. “Come and Get It” è il suo terzo disco. E come per il precedente “Roll…”, accantonata la spinosa questione dell’autenticità. Rimangono canzoni scritte con un piglio ammirevole: ritornelli da mandare a memoria, giochi di parole, un paio di ballatone per chiudere il cerchio. Un disco, se passate l’espressione, puramente impuro. E migliore, persino più sincero, di molte commistioni (new) soul che, magari, vanno per la maggiore. (Marco Sideri)
vedi sotto video