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Una voce barocca e melodiosa, quella di Faun, incline alla filastrocca quanto al gorgheggio, che si muove su arrangiamenti acustici colorati di flauti, xilofoni e violoncelli. Un’atmosfera pastello pervade tutto il disco, richiamando i colori tenui della copertina, riportando al tempo dei menestrelli e del Lupo Cattivo, prescindendo con agilità dal moderno che ci circonda. Un disco piccolo piccolo, appartato e per nulla “assoluto”; un ricordo infinitamente fermo tra il prima e il poi. Non per tutti, dunque, solo per chi ha voglia di perdersi un pochino per strada. (Marco Sideri)