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Ciclicamente si ripresentano momenti favorevoli alle donne in musica. In tempi recenti il numero di autrici salite alla ribalta è stato clamoroso. Se Norah Jones è un nome ormai da ipermercato, si è detto un gran bene, non sempre a ragion veduta, anche di Katie Mellua, Bic Runga e Polly Paulusma. Meno attenzioni ha ricevuto l’americana Erin Moran, in arte A Girl Called Eddy. Anglofila dichiarata, “Eddy” ha inciso la sua opera prima in Gran Bretagna sotto la guida di Richard Hawley, sofisticato autore e già produttore dei Pulp. La sua scelta è stata quella di agire sottotraccia, con melodie costruite all’antica (“People Used To Dream About The Future”) e in apparenza poco sostanziose, ma che provano a svelare i propri segreti poco alla volta (“Somebody Hurt You”). Aggiungendo un po’ di nerbo, il prossimo disco potrebbe essere una bellezza.
(Antonio Vivaldi)