Un disco per romantici decadenti, questo “Rose”. Il giovane Maximilian affida al fiore dell’amore il compito di titolare questa sua seconda prova, e a raffinati arrangiamenti di piano e archi (sintetici e non) il compito di vestire le canzoni che contiene. Si respira un’aria vellutata e moderna in mezzo a queste undici ballate, quasi a ricreare la fumosa atmosfera dei bar degli anni ’30 in quest’epoca di internet e digitale.
È un disco di infiniti rimandi tra il classico e l’ironico: il pezzo di apertura, ad esempio, è una lunga ballata insaporita dal mellotron che ha per titolo Kate Moss (“Sette giorni e non un segno da lei / Sette giorni sono mille anni. / Non richiamare / Ragazza, ti amo”); altrove il ritmo s’impenna leggermente ma rimane carezzevole e dolce, senza mai incresparsi di realismo. (Marco Sideri)