Nella sterminata schiera di cantanti e gruppi più o meno famosi alla riscoperta del cantautorato e del folk, il canadese Ron Sexsmith negli ultimi dieci anni si è dedicato con umiltà e dedizione a costruirsi uno spazio personale, contrassegnato dalla purezza dello stile (un folkrock delicato e romanticamente apatico) che lo ha condotto a divenire un piccolo oggetto di culto.
Giunto al settimo album e incurante dello scarso potenziale commerciale delle proprie composizioni, si affida ancora una volta ad un inconfondibile marchio di fabbrica: quella voce particolare e allo stesso tempo familiare con la quale dipinge sinceri e gentili quadretti dai quali sorge una semplice saggezza che lo rende sempre più simile ad un amico che suggerisce sincere confidenze su come gira il mondo. (Giacomo Calamari)