Quello contenuto in questo disco può chiamarsi a buon titolo “pop futuristico”. L’impianto melodico è armonioso e senza scosse, ma gli strumenti (e gli arrangiamenti di conseguenza) si appoggiano più all’elettronica che alle corde di chitarra e ai tamburi. Incontrerete coretti e cantilene che rimandano ai Beach Boys vicine a ritmi sintetici e bassi in controtempo, sentirete nell’aria un sapore d’estate digitale.
Ogni tanto spunta una chitarra acustica ma il suo ruolo non è centrale, viene fagocitata nell’insieme perdendo la sua ruvidezza. Un esperimento non dissimile da quello di certi Stereolab o dei francesi Air, Up In Flames piacerà tanto ai seguaci dell’easy listening che ai romantici sognatori del pop d’autore. Evanescente. (Marco Sideri)