Ci vogliono un po’ di tempo e qualche canzone per pensare bene dei Richmond Fontaine. Sulle prime il quartetto dell’Oregon sembra adagiarsi su un alt.country sin troppo da manuale, tutto intento a rimaneggiare Jayhawks e Whiskeytown. Che sotto la cenere di nomi tanto gloriosi covi un fuoco con fiamme proprie lo si intuisce con il primo dei tre recitativi, suggestive “cartoline” inviate dall’America di chi fatica a trovare casa e lavoro.
Qui i contorni di “Post To Wire” cominciano a delinearsi, lasciando apparire commoventi melodie alla Gram Parsons associate a versi sofferti, degni di un Richard Thompson trasferito oltreatlantico (“Two Broken Hearts”, “Polaroid”). Forse c’è un eccesso di letterarietà in queste canzoni o forse un tono troppo compassionevole, o è il cinismo contemporaneo a far sembrare la sensibilità una colpa? (Antonio Vivaldi)