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Rock Recensioni LOS LOBOS - Gates Of Gold
 

LOS LOBOS - Gates Of Gold LOS LOBOS - Gates Of Gold Hot

los-lobosA cinque anni da "Tin Can Trust", loro ultimo album in studio, tornano i lupi di East Los Angeles, i chicani di un classic rock, latino e americano, profondo e tortuoso. Una sapiente e malleabile mescola (la loro), a tratti maestosa, di roots rock, tradizione messicana, blues (si senta qui la torbida e dolente "I Believed You So"), rock 'n' roll, boogie, jammin' rock, digressioni jazzy, southern e country western. Più in sintesi è come se il Ry Cooder di "Chicken Skin Music", "Chavez Ravine" o "Mambo Sinuendo" (qui splendidamente evocato dall'indolente shuffle della title track "Gates Of Gold", ma non solo), dialogasse anche semplicemente che con gli ultimi Widespread Panic, da una parte, e gli storici Lynyrd Skynyrd dall'altra (si ascolti in quest'ultimo senso la sontuosa "Song Of The Sun"). Qualcuno descrive questo "Gates Of Gold" (su per giù il loro venticinquesimo album), un concept sulla terra americana con echi letterari faulkneriani e steinbeckiani, come il disco della rinascita, forse il migliore dal leggendario "Kiko" di oltre un ventennio fa. Non sappiamo dire se sia davvero così, ma è certo che l'album fila a meraviglia. Tra le particolarità del gruppo, il fatto che a cantare siano un po' tutti: dalle anime David Hidalgo e Cesar Rosas al talentuoso bassista Conrad Lozano, fino al batterista chitarrista Louie Pérez. Un duttile e sornione parco voci in grado di sprofondare gli ascoltatori in molteplici ambienti sonori, a contatto con differenti stili musicali. Un caleidoscopico e convincente melting pot del suono americano. (Marco Maiocco)

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