IL. CLUB. DIMOTOCICLISMO. NERO. (e). RIBELLE: Urka!… Un disco di sporco, tagliente e fottuto rock ’n’roll, finalmente!… Macché, i tre B.R.M.C. solo sporadicamente affilano le chitarre e colpiscono duro come suggerirebbe la ragione sociale (nel singolo Whatever Happened To My Rock ’n’Roll –Punk Song-, guarda caso), perlopiù abitano un mondo dove i riferimenti più immediati paiono essere Charlatans, Stone Roses, Jesus & Mary Chain e Spiritualized invece di Stooges, Ramones e Clash. Niente di male in questo, intendiamoci, solo un fraintendimento.
Le canzoni (chilometriche: la più umile sfiora i quattro minuti), gonfiate di tastiere, chitarre acustiche e code dilatate, alternano un andamento ripetitivo e cadenzato a ondate di distorsione con relative accelerazioni. La melodia è ridotta a frammenti reiterati a mo’ di mantra da una voce spesso filtrata e la struttura dei brani è nervosa e zoppicante con picchi di cattivo gusto notevoli (Salvation chiude il disco ed è un “gospel psichedelico”-!-). Non è un disco orribile B.R.M.C. , è un disco confuso, superprodotto e già irrimediabilmente datato (1989/90) spacciato per ultima moda. Potrà piacere a qualcuno ma è impresa disperata trovarci dentro qualcosa di nero e motociclistico. Figuriamoci di ribelle. (Marco Sideri)