Stampa
PDF
 
Rock Recensioni DAWN MCCARTHY & BONNIE “PRINCE” BILLY - What The Brothers Sang
 

DAWN MCCARTHY & BONNIE “PRINCE” BILLY - What The Brothers Sang DAWN MCCARTHY & BONNIE “PRINCE” BILLY - What The Brothers Sang Hot

DAWN MCCARTHY & BONNIE “PRINCE” BILLY - What The Brothers Sang

Dettagli

Titolo
What The Brothers Sang
Anno
Casa discografica

Singolare tributo alla musica e alle interpretazioni dei fratelli Everly, meglio conosciuti come Everly Brothers, ad opera del poliedrico e instancabile cantautore statunitense Will Oldham, in arte Bonnie "Prince" Billy. Un Will Oldham originario anche lui, come lo stesso Don Everly (il compositore fra i due fratelli), della rigogliosa terra del bluegrass, il prativo Kentucky, e che questa volta ritroviamo in collaborazione con la misteriosa e certo non subalterna Dawn McCarthy, cantante dalla voce diafana e profonda, fondatrice dei Faun Fables, da qualche tempo dinamici animatori della scena indie californiana. Un'idea non peregrina e decisamente interessante, la loro, perché in effetti gli Everly Brothers, sul finire degli anni '50 del secolo scorso, furono tra coloro che in qualche misura, piu o meno consciamente, posero le premesse per le successive e rivoluzionarie innovazioni che interessarono la popular music negli anni '60 e oltre, contribuendo alla nascita del vorticoso e frullante beat e in qualche modo allo sviluppo di tutta l'odierna pop music.

Un duo troppo spesso dimenticato, le cui scintillanti e ritmate armonie vocali, anche considerando le fasi più "tarde" e mielose (qui comunque considerate), influenzarono non poco personaggi ben più blasonati come Lennon e McCartney o Crosby e Nash. E se nel caso dei fratelli Everly potremmo dire che il folk diventava pop, in questa circostanza si assiste proprio all'operazione contraria: il pop ridiventa folk, narrazione collettiva, sedimentaria. Certo un folk riarticolato, sfilacciato, baluginante, alternativo (come si suol dire), per certi versi "destrutturato", ma ancora fortemente legato alla tradizione, a quella del mid-west in particolare (basti ascoltare le evoluzioni al fiddle di Billy Contreras o la sospesa e finale "Kentucky"). Un lavoro consapevole e intelligente, che, pur soffrendo, nella sua parte centrale, di un momento di stanca, nel quale tutto sembra un po' troppo sommesso, non manca certamente di momenti intensi e "felici", contrassegnati dal dispiegarsi di una classe davvero cristallina: pensiamo all'elegantissima "Empty Boxes", un solo breve chorus AABA, con una ricorrente e magistrale cadenza sulla tonica sul finire dell'elegante sezione A; alla vivace "What Am I Living For", portata al successo anche da Ray Charles, e firmata da un harrisoniano e visionario solo di chitarra elettrica, vera e propria intuizione musicale: un suono e una linea melodica quasi beat, incastonati in una classica ambientazione country; alla beatlesiana "Omaha", con la corale "Hey Jude" come di continuo sullo sfondo; e alla sempre incantata "Poems, Prayers and Promises", celebre brano di John Denver, simbolo di una country music colta e di successo. Due voci splendidamente impastate, accompagnate da un nutrito e avvolgente assieme, per una rilettura piacevole e a tratti decisamente notevole. (Marco Maiocco)

Recensione Utenti

Nessuna opinione inserita ancora. Scrivi tu la prima!

Voti (il piu' alto e' il migliore)
Giudizio complessivo*
Commenti
    Per favore inserisci il codice di sicurezza.
 
 
Powered by JReviews

Login