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Rock Recensioni MUSE - The 2nd Law
 

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MUSE - The 2nd Law

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The 2nd Law
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Oggi è difficile ascoltare un disco che abbia la struttura e l’impatto dei grandi capolavori rock di un tempo e – diciamolo – è comunque una sfida concepire un progetto ambizioso senza cadere in un noioso virtuosismo progressive: a parte rare eccezioni (A Night at the Opera dei Queen, The Wall dei Pink Floyd e forse qualche altro), pochi ci sono riusciti. I Muse si confermano una sorprendente eccezione. Con il sesto album in studio, la band di Matt Bellamy ha superato i propri limiti esplorando territori nuovi e unendo la vena sinfonica a derive funkeggianti o quasi dance / industrial. Anche se molti effetti sono elettronici, non è un cd freddo. The 2nd Law s’ispira al Secondo Principio della Termodinamica per il quale, dato che l’energia è in costante diminuzione, qualsiasi cosa è destinata a decadere e c’è bisogno di trovare sempre nuove fonti di calore, nuovi stimoli. Si dice che “You can’t be neutral on a moving train” ma di fronte ai cambiamenti di un mondo respingente ci si sente impotenti e isolati. I testi rispecchiano questa polarizzazione positiva / negativa: a volte le canzoni partono dolcemente per poi esplodere con rabbia aggressiva e a volte si sprofonda nella malinconia ma più spesso si parla di salvezza, come se i musicisti fossero diventati in grado di affrontare apertamente i propri demoni (In Save me il bassista racconta della sua esperienza con l’alcol). Bellamy, Dominic Howard e Chris Wolstenholme dopo l’esperienza autonoma di Resistence, hanno affrontato la produzione con un approccio democratico, procedendo con calma, ascoltando le idee di tutti, e coinvolgendo una vera orchestra. L’intero making of è stato registrato in un dvd che affianca il lavoro al mixer a quello in sala d’incisione: l’accostamento dei frame in bianco e nero a quelli a colori svela l’intero processo creativo, come lo storyboard di un cartone animato. Sono lontani i giorni in cui i critici più scettici paragonavano il gruppo ai Radiohead. Se in alcuni passaggi può ancora esserci una vaga somiglianza, la voce del cantante si libra a delle altezze – tecniche ed emotive – raggiunte in passato forse solo da Jeff Buckley. (Elena Colombo)

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