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Rock Recensioni LEONARD COHEN - Ten New Songs (Columbia 2001)
 

LEONARD COHEN - Ten New Songs (Columbia 2001) Hot

ImagePrima di intonare Always di Irving Berlin e lasciar poi scorrere una coda strumentale, gli ultimi versi di The Future di Leonard Cohen dicono: “…Mi sono inginocchiato come una persona che crede/ E come una benedizione dal cielo/ Per qualcosa come un secondo/ Ero guarito, e il mio cuore/ Era in pace”. Era il 1992. Da allora non una canzone del canadese errante era filtrata fino a noi. Leonard, chiuso per sette anni in un monastero zen vicino Los Angeles, si occupava d’altro. E’ il 2001 e i primi versi del nuovo Ten New Songs sono: “Ti ho vista stamattina/ Ti muovevi così veloce/ Sembra che io non riesca ad allentare il mio legame/ Con il passato/ E mi manchi così tanto/ Non c’è nessuno in giro/ E noi facciamo ancora l’amore/ Nella mia vita segreta”.
Leonard Cohen, poeta/ monaco/ scrittore/ libertino/ cantautore/ voyeur (ma con semplicità…) è tornato. E’ tornato al mondo con un bagaglio di versi, potenti superstiti di una produzione notevolmente più vasta, ed è tornato all’amore cantato, e al tempo stesso osservato e riferito, con più calma, e forse più saggezza, di prima. Ma sempre attraverso gli stessi occhi, ma sempre con la stessa voce. Questa, in fondo, è la sola cosa che conta,   colpisce e cattura: quelle parole, quella voce…, quel modo gentile e amaro di cantare. I “fatti” del disco sono un contorno, una cornice: l’incontro con Sharon Robinson, coautrice/produttrice e arrangiatrice delle melodie, la batteria elettronica, i raddoppi vocali e qualche coro di troppo, il non-ritorno, falsamente annunciato, al cantautorato asciutto degli esordi. Tutte cose vere, senza dubbio fondamentali per l’autore, ma che dopo un paio di ascolti sfumano, si fanno da parte, liberando il proscenio per le storie e i silenzi che abitano queste “dieci nuove canzoni”. Da sentire e risentire senza sforzo, senza “intenzione”, perché saranno loro a chiedervelo lasciandovi dentro, mano a mano, un po’ della loro essenza, un frammento della loro melodia. Solo un altro grande disco di Leonard Cohen. Niente di più. (Marco Sideri)

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