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Nonostante la produzione di Bugge Wesseltoft, il secondo album di questa giovane cantautrice norvegese si discosta molto dalle abituali produzioni del guru del Nu-jazz che arriva dal Nord: niente elettronica (un gruppo pressoché interamente acustico: Kjetil Dalland al basso, Torstein Lofthus alla batteria, David Wallumrød alle tastiere e Frøydis Grorud al sax e al flauto) e poco jazz se non in qualche breve assolo d’atmosfera.
Il riferimento è invece la Joni Mitchell del periodo di “Shadows and light”, con canzoni sommesse (“Joy”, “My Boys”), qualche accenno soul alla Donald Fagen (“Way to go”) e il ricordo di un amico musicista scomparso nello tsunami dalle atmosfere quasi country (“Song of Sadness”). Al termine di queste dieci piccole canzoni, difficile non avere voglia di riascoltarle. (Danilo Di Termini)