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Annunciato oramai da mesi come ritorno alle scarne ballate acustiche tanto celebrate in passato (“Nebraska” del 1982), il disco offre una serie di ritratti occasionalmente spietati dell’America defilata di oggi; perdenti e perduti, i personaggi vagano tra gli accordi in cerca di un’improbabile redenzione. Tutto tranquillo, dunque; se solo la musica sapesse, come in passato, tener dietro alle parole. E invece si perde, tra intuizioni sapute e impennate stonate. Non un brutto disco, per carità. Ma era lecito aspettarsi di più. (Marco Sideri)