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Il rischio è quello dello stereotipo, del Serge Gainsbourg-Francoise Hardy con un po’ di elettronica o del bistrò sonoro da cartolina (come capita a volte all’amico Benjamin Biolay). Keren Ann lo evita asciugando il pathos delle melodie più sommesse (“Que n’ai-je?”, “L’Onde amère”) o ricorrendo, nei brani cantati in inglese, all’antico amore per Joni Mitchell e Suzanne Vega (“Roses And Hips”. “One Day Without”). E risulta così credibile da far venir voglia di chiamarla per tirarle su il morale. (Antonio Vivaldi)