La voce sinuosa e calda di Hindi Zahra è una piacevole sorpresa che arriva dai miei archivi. Già, ammetto di aver salvato Handmade in memoria solo per averne letto bene su qualche rivista e l’ho dimenticato lì per un po’, pensando che avesse ragione chi lo classificava come un semplice disco soul, l’ideale sottofondo per due chiacchiere con gli amici. Mi sbagliavo: in questa ragazza marocchina, che vive in Francia dal 1993, c’è qualcosa di più. Affascinanti richiami alle signore del buon blues (Old friends) e ritmi in stile Fugees (Music) s’incontrano con eleganza in gospel urbani come Set me free, mentre le suggestioni latine di Beatiful Tango si fondono con le radici mediterranee di Imik Simik, tra il suono delle percussioni di Hindi e la influenze afro-brasiliane del chitarrista francese Thomas Näim. Impossibile, allora, parlare solo di “musica del deserto” perché persino il look casual, etnico e personale con cui la giovane artista si propone è l’espressione serena di un dialogo culturale che apre nuove frontiere di comunicazione. (Elena Colombo)
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