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I brani vivono di semplici giri di piano elettrico e spunti chitarristici, ogni tanto un sintetizzatore si fa strada nei crescendo, basso e batteria scorrono perlopiù sotterranei. In primo piano, la voce da “angelo caduto” di Jonathan Donahue: acuta e melodiosa, personale e seducente. Oramai è chiaro che, nonostante dischi anche eccellenti (“Deserter’s Songs” su tutti), i MR non saranno mai “enormi”. Solo un’altra perla scura nell’oceano delle canzoni. (Marco Sideri)