![Image Image](http://www.d3sign.it/dc/images/stories/CD/thumb_phillipsgrant.jpg)
Così troviamo i Cure di Boys Don’t Cry, Echo & The Bunnymen, REM, Joy Division e Smiths reinventati come morbide ballate: l’effetto è da prima straniante (molti dei brani si ricordavano carichi di elettricità e ritmo) ma poi la splendida voce e la forte personalità di Grant Lee hanno la meglio e il disco convince appieno. Tra le altre cose, facendo sperare nell’arrivo, quanto prima, di un album di brani originali. Arrivederci, dunque. (Marco Sideri)