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L’anno scorso è arrivato Illinois, ottima miscela di arrangiamento ambizioso (cori, archi, banda d’ottoni) e scrittura pop; oggi, al posto di trasferirsi ad altro stato, Sufjan rimane in giro con Avalanche, confezionato con quel che rimaneva dalle sessions di Illinois, rivedute e corrette. L’aria che si respira è la stessa, al netto di un pochino di sorpresa, inevitabilmente svanita. Ma Avalanche conferma, e questo è quello che conta, che la voce di Sufjan ha personalità e talento da vendere. E la sua conquista dell’America e del mondo può dirsi appena incominciata. (Marco Sideri)