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Intorno, spuntano basso e batteria a dare il ritmo, senza esagerare mai, e un ventaglio di sfumature: pianoforti, qualche fiato, cori e ombre d’archi.Il risultato, pur non rivoluzionario e stupefacente (ma è scritto nel DNA dell’album), riesce a sedurre passando per la via secondaria del suono familiare che si rinnova ad ogni ascolto. E ci ricorda quanto ogni tanto sia bello lasciarsi trasportare da musica “facile”, che non ricorre a trucchi ad effetto per stupire chi ascolta. Ciliegina sulla torta: una comparsata del nostro personale beniamino Ed Harcourt. (Marco Sideri)