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I successivi “Central Reservation” e soprattutto “Daybreaker” aumentarono in complessità e persero in spontaneità ed efficacia. Inevitabile a questo punto che “Comfort Of Strangers” cerchi una correzione di rotta per ritornare, con il contribuito in fase di produzione di Jim O’Rourke, all’originaria nitidezza. Il risultato è credibile perché Beth articola bene le melodie, sa rendere suggestiva una voce che sembra sempre un po’ compressa e, come nel caso di “Worms” e “Absynthe”, scrive eccellenti esempi di ‘folk complessato’. (Antonio Vivaldi)