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Dal canto sporco di blues dell’America post coloniale, alle nenie di emigrazione, amore e brindisi della vecchia Europa. Gli Eighteenth Day Of May rivisitano le melodie avvolgenti della tradizione anglosassone, rifacendosi a gruppi come Fairport Convention e Pentangle, e aggiungendo una scrittura personale e di ottimo livello. Il risultato è tutt’altro che un vuoto revival: è un’altra stazione per un viaggio infinito. (Marco Sideri)