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Ciò detto l’inizio è molto promettente con “Gratitude”, interpretata da Will Oldham, seguita da un paio di brani strumentali e da “Bath”, una ballad eseguita dalla cantautrice islandese nel suo inconfondibile stile. Bjork farà ancora qualche apparizione vocale (nell’ostica “Storm”, in “Cetacea”) ma tutto si è già fatto molto difficile, troppo; e quando arriva l’insormontabile “Holographic entrypoint” cantata o, per meglio dire, recitata in giapponese, all’ascolto sono rimasti solo gli autentici devoti. (Danilo Di Termini)