Mirah acustica, che canta e riflette del ciclo vitale degli insetti. Questa la descrizione, fedele, scarna, dal contenuto di “Share This Place”. E se, sospettiamo, non suona invitante come dovrebbe, vale la pena fare un passo indietro. Mirah è quasi il prototipo della “cantautrice indie”: venuta su tra etichette e compagni di strada a bassa fedeltà nella Washington alternativa degli anni 90, ha via via schiarito la sua scrittura dalle nebbie della stranezza formale facendo emergere un talento rotondo e, se volete, tradizionale. Oggi si presenta, nel contesto di sempre, con una collezione di gioiellini folk conditi da fisarmonica, cori ed altri ornamenti discreti: non una dichiarazione roboante, piuttosto un piccolo disco pieno di canzoni deliziose. Fermatevi ad ascoltarlo. (Marco Sideri)
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