Stampa
PDF
 
Rock Recensioni DEAN MARTIN – Forever Cool (Capitol 2007)
 

DEAN MARTIN – Forever Cool (Capitol 2007) Hot

ImageVa bene, Duchamp aveva messo i baffi alla Gioconda, ma questo disco di Dean Martin (gli si può attribuire una cosa di cui presumibilmente non sa niente?) farebbe esclamare a Totò che ogni limite ha la sua pazienza. Proprio da lì si parte: il principe De Curtis nel deprecabile “Totò Eva e il pennello proibito” aveva messo la camicia da notte alla Maya desnuda e poi anche il reggiseno e le mutande; il tentativo era quello di attribuire le copie a Goya per tirare su un po’ di soldi. Così alla EMI devono aver pensato (memori anche di Natalie Cole e del suo compianto papà) che sì, si poteva fare. Le canzoni c’erano già e addirittura anche il cantante; ma la semplice raccolta, anche rimasterizzata, non bastava più. Ancora una volta l’incubo del duetto virtuale e quasi medianico, del defunto che incrocia la sua voce con il vivo, si stava per trasformare in digitale realtà. In men che non si dica i duettanti sono stati reclutati con le modalità più svariate: riesumandoli (ah, Charles Aznavour, ma perchè?), drogandoli (Kevin “Keyser Soze” Spacey, ci credereste? bè, canta due canzoni), convincendoli che sarebbe stato l’ennesimo gradino verso la fama imperitura (Robbie Williams e Joss Stone); e quando il budget a disposizione si è esaurito, il cast è stato completato con alcuni loschi figuri che sbarcavano il lunario scongiurando il Cavaliere di dare anche a loro una possibilità (i nomi: Chris Botti, Paris Bennett, Martina McBride, Shelby Lynne e Dave Koz un sassofonista che generalmente si esibisce in quei meravigliosi ascensori che a Montecarlo vi portano dal parcheggio dritti dritti alle roulette).


Senza dimenticare Tiziano Ferro (che dalle pagine di Repubblica quest’estate si sdilinquiva in affermazioni del tipo: “Grazie a Dean Martin ho scoperto lo swing”; come sentir dire da un prete che dopo vent’anni di tonaca di fronte a papa Ratzinger ha incontrato Dio), in segno di rispetto verso la presunta italianità di Dino Paul Crocetti, in arte Dean Martin (peraltro regolarmente nato negli Stati Uniti giusto novant’anni fa) e anche perché nell’economia globale meglio non buttare via niente, neanche l’asfittico mercato nostrano. I meno puri di cuore diranno che questa è la generazione Photoshop dove tutto è ritoccabile, riconfigurabile, ricostruibile; gli adepti dell’iPod confermeranno, pensando alle loro playlist che tanto spesso assomigliano a dischi che non sono mai esistiti (e per fortuna!). Io invece inorridisco, anche se il disco l’ho sentito solo a pezzetti su Amazon e il mio impianto nemmeno lo vuole vedere. Un consiglio ai negozianti: se proprio volete esporlo, toglietelo dalle vetrine e mettetelo insieme all’altro Duchamp che avete di là, in fondo a sinistra: quello è sicuramente il suo posto. (Danilo Di Termini)

{mos_sb_discuss:11}

Recensione Utenti

Nessuna opinione inserita ancora. Scrivi tu la prima!

Voti (il piu' alto e' il migliore)
Giudizio complessivo*
Commenti
    Per favore inserisci il codice di sicurezza.
 
 
Powered by JReviews

Login