Ogni volta che esce un nuovo disco di post-rock elettronico si è sempre presi da una certa ansia e incertezza. Oramai immettere sul mercato musicale un disco fatto più o meno in casa con l’aiuto anche di un solo Mac è un’impresa alla portata di praticamente chiunque. A volte dal nulla prendono forma dei capolavori. Altre, invece, i risultati si perdono nei flutti delle uscite mensili. Tarwater dovrebbe essere un marchio di qualità. Da tempo, però, il duo Berlinese ha perso incisività e ha scelto di percorrere le strade più sicure del pop e degli arrangiamenti morbidi e suadenti. Nulla a che vedere con le sperimentazioni più provocanti di fine anni novanta. Se un tempo dedicavamo tutta la nostra attenzione alle visioni indietroniche sperimentali dei Tarwater, adesso ci dovremo accontentare di una musica di sottofondo. (Giovanni Besio)
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