Viene da pensare che triste sia lo stato della musica attuale se uno degli artisti che fanno tendenza è Rufus Wainwright. Rufus è simpatico, intelligente ed è un gran personaggio. Indolenza e grandiosità sono i suoi modi, Judy Garland e Jimmy Webb i suoi modelli. Fin qui nessun problema. Modi e modelli sono tutti legittimi, l’importante è gestire ed elaborare. Il guaio è che Wainwright non è un grande autore di canzoni (i testi invece sono buoni) e come cantante tende un po’ a stancare con i suoi tremolii sulle note alte. Ciò detto, Release The Stars è comunque lavoro migliore rispetto ai precedenti Want One e Want Two che viaggiavano pericolosamente verso l’autoparodia da Oscar Wilde del pop. I primi due pezzi sono davvero notevoli. Do I Disappoint You è caleidoscopica e ridondante come potrebbe esserlo un incontro fra Van Dyke Parks e Björk. Going To A Town è ancora migliore. Da indolente il tono si fa dolente e la frase “Sono stanco di te, America” suona durissimoatto d’accusa proprio perché pronunciata con profonda e reale stanchezza.Peccato però che ciò che segue sia molto convenzionale: pop d’alto bordo con archi, fiati, la chitarra di Richard Thompson a dare vaghe credenziali rock ai suoni, un momento quasi glam (Between My Legs), la radiofonia intelligente di Rules And Regulations, la malinconia sentimentale di Sanssouci, l’oscurita alla Scott Walker di Tulsa, la grandiosità da musical anni ’50 di Release The Stars. Ma le melodie sono proprio difficili da ricordare e alla fine si cade nel torpore. Difetto grave questo, perché il vero decadente ama l’insonnia. (Antonio Vivaldi)
CD in vendita da Disco Club al prezzo di € 20,50.
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