Secondo album da solista (ma “A Distant shore risale al 1982) per la metà di Everything but the girl, duo che dopo i promettentissimi esordi vagamente jazz di “Eden” aveva deluso con gli album successivi, per poi rinnovarsi radicalmente virando verso una raffinata electro-dance da classifica (“Missing”). In “Out of the woods” la voce della Thorn, fattasi più matura e corposa, mantiene in alcuni brani particolarmente riusciti (“Hands up to the ceiling”, Easy”) un fascino malinconico e sognante. Peccato per un paio di titoli davvero inutili, forse un obbligo per radio-videoclip-single (“Get around to it”, “A-Z”, tra Talking Heads e Ultravox) e un vero orrore degno di Den Harrow (“It’s all true”). Ma come non arrendersi di fronte all’apertura di “Here it comes again” per archi e voce sola? (Danilo Di Termini)