Un paio d’anni fa “Rush” non era piaciuto a nessuno (a parte i pochi che adorano il revival degli anni ’80 più zarri) e si era perciò deciso che di Jay-Jay Johanson si potesse ormai fare a meno. Invece il biondino svedese, che dev’essere rimasto maluccio per la messe di recensioni negative, si rimette in carreggiata con questo “The Long Term Physical Effects Are Not Yet Known”. Ritornano dunque le ballate super-sentimentali e super-tristi che, fin dal titolo, potrebbero essere trionfi di banalità da posta del cuore (“She Doesn’t Live Here Anymore”, “Tell Me When The Party Is Over”), ma che nella loro desolata sincerità finiscono per essere stranamente toccanti. Anche i suoni riportano a dischi come “Whiskey” e “Tattoo” (che per qualità compositiva si fanno preferire a questo), dunque a una godibile fusione fra vintage e modernità, fra Lee Hazlewood e Portishead. Curioso, ma non spiacevole l’accesso di asprezza di “Rocks In Pockets”. (Antonio Vivaldi)
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