Stampa
PDF
 
Rock Recensioni TOM WAITS - Orphans (Anti 2006)
 

TOM WAITS - Orphans (Anti 2006) Hot

ImageE chi se lo aspettava un mastodontico triplo cd dopo solo due anni di fibrillante silenzio per questo artista così folle e così discreto, imperscrutabile e magniloquente, apparentemente di poche parole, così come appare-sfugge nei film che interpreta. Gran bel lavoro, orchestrata epica dedicata agli orfani d’America (leggasi USA), attaccabrighe, schiamazzatori e figli di nessuno, delinquentelli, galeotti, fantasmi incontrati dal nostro demiurgo quando lavorava come sguattero, tassista, lavacessi, benzinaio. Personaggi effimeri, chiaroscurali ma emblematici della stessa America stanca, fumosa, contaminata-illuminata dai neon di stazioni di servizio e motels, a noi tramandata dalla penna (anzi, esclusivamente dalla macchina da scrivere) inquieta di Kerouac , autore-spettatore-attore insieme a Borroughs e Ferlinghetti di un’America ai margini del boom, della decenza, dell’autocommiserazione. Dean Moriarty. Neal Cassidy. L’ambizioso- ma non pretenzioso trittico ha voluto essere concepito come “un programma radiofonico su onde corte”, senza spazio per il futuro, dove Waits “svuota le tasche” dopo una lunga notte brava (v. stenografico ma ottimo articolo comparso su InSound n. 11, novembre 2006). Tre poemi dunque, quasi una divina Commedia a rovescio, dove dai blues di Brawlers, fumosi, surreali, ritmici, “cemetery polkas”cui siamo avvezzi, sprofondiamo nel girone dei bastardi, figli di un’America figlia d’un cane dell’ermetico e ruvido Bastards, passando per gli schiamazzatori di Brawlers, che schiamazzato non è ma, anzi, si rivela essere il più riflessivo, denso di ballate, con un Tom Waits menestrello malinconico da pianobar. Tom cantore epico, Tom come Omero, Virgilio, Dante, retoricamente perfetto fin dal sottotitolo, impreziosito dalle assonanze e dall’allitterazione della “b”.

Brawlers è inquieto, si apre con il boogie caldo di Lie to me, strumenti principali: voce dell’Autore, chitarra attaccabrighe di Marc Ribot. Passaggio attraverso luoghi non-luoghi, come il mondo visto dal tetto di un drugstore, mondo popolato di cani randagi e serpenti (Buzz Fledderjohn), vicoli ciechi e sudici (Fannin Street) dove il cielo ha il colore del piombo (It’s over). Dunque stazioni di servizio, galere, pensioni da quattro soldi, treni, imprecazioni, polvere, fumo, bourbon, sporcizia. E’ un’americaneide densa di leggende metropolitane, come quella del galeotto che si vantava di poter evadere col solo ausilio di una lisca di pesce (Fish in the jailhouse), o di William “the pleaser”, rivenditore di petardi farciti d’oppio (Lucinda, per amor della quale ha perso tutto). Non manca lo spunto autobiografico in pezzi come Bottom of the world, rimpianto che affiora latente (You can never hold back spring, Rains on me), non senza lesinare “a little drop of poison” per la sua città-civiltà, creata dal diavolo mentre “Dio stava dormendo”. La colonna sonora dei Bawlers è decisamente più riflessiva; la parte ritmica delle percussioni pressoché assente per lasciare spazio all’accompagnamento del piano. Atmosfera più rilassata, quasi da “One from the hearth”. Emblematica The fall of Troy, ucciso durante una rapina, allegoria della caduta di una civiltà spezzata in due dai consumi, non frigoriferi ma ghiacciaie nelle tavole calde on the road to Frisco. Fin qui tutto bene. Orphans è permeato da un forte pessimismo per l’umanità (americanità?) condannata ad un eterno, intrinseco contrappasso, ma nasconde una vena sotterranea, sottile, palpitante d’amore. Non dobbiamo dimenticare che si tratta di un poema composto a quattro mani, Tom e Kate, Waits/Brennan, mi sembra di vederli, ubriachi nel retro di un taxi che scarabocchiano un taccuino, oppure abbracciati nel cortile della loro casa in Northern California, chitarra e sigarette e preomesse meravigliose (World keeps turning, If I had to go). Persino un’agnostica fede, a sprazzi, imbeve le liriche (Take care of my children, quasi un testamento) e supplisce alla mancanza di dignità dell’uomo-orfano, modernissimo così come lo dipinge Tom Waits nella sua epopea, “uno, nessuno e centomila”. E poi ci sono loro, i veri protagonisti, i Bastardi, che debuttano sullo sfondo di una grottesca marcia funebre (la filosofica What keeps mankind alive). L’occhio nudo, liquido scrutatore della realtà, accreditato come autore di Army ants. Analogico, sporco, ruvido, Bastards accoglie perfettamente le letture dei maestri, Kerouac e Bukowski e la decadente interpretazione di un classico di Kurt Weill. Ora le immagini corrono come su pellicola, sgualcita e a tratti sovraesposta, si susseguono in dissolvenze, incrociate e su nero, de-colorate in seppia. La voce di Tom è ora sentenziosa, ora un’interferenza gracchiante tra le onde del suo folle-realistico-surreale-premeditato spettacolo radiofonico. Si fa improvvisamente più lucido in Altar boy, onomatopeico con grinta in Spidey’s wild ride. Quanto al supporto fisico-materiale, la colossale opera è coronata da un succulento booklet con annessa appendice fotografica. Andatevi un po’ a vedere la galleria di strumenti decisamente non convenzionali (megafoni e altoparlanti per tutti i gusti, un violino di tipo “resophonic”, una sordina irsuta di spilli d’acciaio, organi, tastiere, fiati e percussioni). Impagabile la t-shirt di un (sin troppo) sorridente Keith Richards, che ammonisce Hand tighten only. (Gloria Carabbio)

 

Tracklist

Disc One - Brawlers

  • 1. Lie To Me
  • 2. LowDown
  • 3. 2:19
  • 4. Fish In The Jailhouse
  • 5. Bottom Of The World
  • 6. Lucinda
  • 7. Ain't Goin' Down To The Well
  • 8. Lord I've Been Changed
  • 9. Puttin' On The Dog
  • 10. Road To Peace
  • 11. All The Time
  • 12. The Return Of Jackie And Judy
  • 13. Walk Away
  • 14. Sea Of Love
  • 15. Buzz Fledderjohn
  • 16. Rains On Me

Disc Two - Bawlers

  • 1. Bend Down The Branches
  • 2. You Can Never Hold Back Spring
  • 3. Long Way Home
  • 4. Widow's Grove
  • 5. Little Drop Of Poison
  • 6. Shiny Things
  • 7. World Keeps Turning
  • 8. Tell It To Me
  • 9. Never Let Go
  • 10. Fannin Street
  • 11. Little Man
  • 12. It's Over
  • 13. If I Have To Go
  • 14. Goodnight Irene
  • 15. The Fall Of Troy
  • 16. Take Care Of All My Children
  • 17. Down There By The Train
  • 18. Danny Says
  • 19. Jayne's Blue Wish
  • 20. Young At Heart

Disc Three - Bastards

  • 1. What Keeps Mankind Alive
  • 2. Children's Story
  • 3. Heigh Ho
  • 4. Army Ants
  • 5. Books Of Moses
  • 6. Bone Chain
  • 7. Two Sisters
  • 8. First Kiss
  • 9. Dog Door
  • 10. Redrum
  • 11. Nirvana
  • 12. Home I'll Never Be
  • 13. Poor Little Lamb
  • 14. Altar Boy
  • 15. The Pontiac
  • 16. Spidey's Wild Ride
  • 17. King Kong
  • 18. On The Road

Recensione Utenti

Nessuna opinione inserita ancora. Scrivi tu la prima!

Voti (il piu' alto e' il migliore)
Giudizio complessivo*
Commenti
    Per favore inserisci il codice di sicurezza.
 
 
Powered by JReviews

Login