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Diario del 7 giugno

Diario del 7 giugno
Ci risiamo, da in fondo ai portici avanza un signore un po' ranghezzante, con lui un altro in condizioni leggermente migliori, si guardano attorno alla ricerca di qualcosa che non trovano. Il loro girovagare si conclude in negozio, quello più sano, "Le devo chiedere un'informazione. Noi cerchiamo l'istituto Iro per fare delle analisi (lo avevo sospettato). Ma questo è il numero 20, il portone è il numero 4", lo interrompo "e quello prima è il 2". Rimane perplesso, poi "Allora questo e l'1", io "No, lo ha detto anche lei che questo è il 20, ma è rosso, il 4 e il 2 sono neri e i numeri sono in crescendo quindi se questo di fianco è il 4, il 2 è prima". Li vedo sempre più confusi, allora li riaccompagno (non sbatto, ho detto riaccompagno) fuori e indico il palazzo precedente "Quello è il 2, CAPITOO?". Torno in negozio per servire un cliente, dopo cinque minuti do un'occhiata fuori per vedere se i due sono finalmente entrati nel portone 2. No! Sono di nuovo all'inizio della strada e tornano indietro, sempre più ranghezzanti, stanno facendo una mezza maratona, eccoli davanti alla banca, guardano dentro, no, non sembra un istituto sanitario, vetrina successiva, un'assicurazione, no, non va bene nemmeno questa, ecco finalmente sono davanti al numero2, si fermano, entrano? No, leggono tutti i nomi dei citofoni, guardano le decine di persone che entrano, ma non li seguono e proseguono verso di me. Ecco la profumeria, ha un aspetto un po' più da studio medico, ma no, non è questo e continuano. Girandosi, mi vedono sulla porta, si vergognano (o si spaventano?), fanno di nuovo marcia indietro e cercano di trovare un motivo per valicare la soglia del numero 2. Si bloccano ancora davanti al citofono e leggono, leggono, ma quanti cavolo di nomi ci sono su quel citofono? Come è andata a finire? Non lo so, perché due clienti cercavano il numero 20r e l'hanno trovato. Rientro con loro, sono una coppia sui 50 anni, cominciano a guardarsi in giro. Dopo un po' chiedo se hanno bisogno di aiuto, il marito "No, siamo entrati per rifarci gli occhi. E' tanto che non entravamo in un vero negozio di dischi", io "Fate, fate pure". Lui sembra estasiato, lei un po' catatonica, infine vengono alla cassa, io "Avete trovato qualcosa?" (hanno girato per cinque minuti, guardando tutte le caselle), sempre lui (lei non parla) "Avete qualcosa di Ramazzotti?". Li accompagno allo scaffale degli italiani e scelgono due cd, uno di Eros e l'altro di Ranieri. E sì, sono entrati per rifarsi gli occhi, non le orecchie. Sulla porta si fermono per fare entrare un altro signore. La situazione non migliora, lui "Volevo un'informazione. C'è ancora quel cantante genovese che abitava a Sestri?", io "Michele? Certo, suo papà aveva una gioielleria a Sestri", lui "Mi ricordo che suo papà aveva una gioielleria a Sestri" (glielo avevo appena detto io), continua "E i Ricchi e Poveri e Gino Paoli? Michele canta ancora? Non ho più visto in giro i manifesti". Rinuncio a rispondergli, intanto segue il suo ragionamento, indifferente a quello che dico io. Per fortuna va via subito, sostituito da una quarantenne finalmente dall'aspetto normale, "Scusi, ho trovato in un baule di mia nonna un sacco di cose, anche dischi, tra gli altri dei cd degli anni settanta di Fausto Papetti. Varranno qualcosa?". Sicuramente sì, i primi cd sono arrivati in negozio nel 1983, quindi dei compact, di chiunque fossero, degli anni settanta avranno un gran valore.

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