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Diario di gennaio 2015 Diario di gennaio 2015 Hot

diario tera ed coverDiario del 2/3/5 gennaio
Il primo giorno lavorativo dell'anno intorpidisce i sensi di chi si alza all'alba, sarà la veglia del giorno prima o qualche bicchiere di troppo. Il 2 passo dal negozio alle 8:20 per poi proseguire verso la banca. Sull'angolo sbuca uno di quelli che non hanno digerito bene i bagordi precedenti, lo si capisce dalla faccia; è sulla mia traiettoria, mi sposto a destra, e me lo ritrovo di nuovo davanti, provo a sinistra, niente da fare, anche lui si sposta da quel lato. Lo guardo e gli dico "Destra o sinistra?", lui "Destra". Io non sono stordito dall'alcol, ma dal raffreddore con cui ho finito l'anno vecchio e iniziato quello nuovo, ceffo e vado alla sua destra. Cozzo inevitabile? No, perché anche lui sbaglia e va alla mia destra. Strada libera.
Rientro in negozio, telefono "Discoclub" (è la prima telefonata dell'anno, sono gentile), "Buonasera", la correggo "Buongiorno", "Scusi ho il fuso orario sbagliato", oppure è fusa lei?
Telefono, "Discoocluub" (qualche vocale in più), "Avete il concerto n. 1 di Paganini...", "Non ho classica", ma lui precisa "Le streghe", "Nemmeno questo".
Telefono, "Discoocluuub", "Avete giochi per la Playstation4?", "Nooo".
Telefono, "Discooocluuub" E' un anziano, "A Natale ho cercato in tutti i canali della Rai il Concerto di Natale, ma non lo hanno fatto. Lei ha il cd?", "Di questo Natale?", "Sì", "E' appena nato, per i miracoli gli dia ancora un po' di tempo".
Il 3 la gente ha recuperato e decide di uscire. Signora, "Voglio un cd di Mingo", "Mingo??", "Sì, Mingo", "E chi è? Non lo conosco", "Come non lo conosce, ha fatto un sacco di dischi", "Vuol mica dire Mango?", "Ma no, quello è morto", "Sì, ma da vivo ha fatto un sacco di dischi", "No, no, Mingo o forse sbaglio. Aspetti vado a chiedere la lettera mancante", "????". Non rientra più.

Anziano, "Ha qualcosa di liscio?", "Non ne tengo", "Bisognerebbe farsi fare una bella raccolta, due valzer, due tanghi, due mazurke", "Sì, se lei sa cantare, si fa accompagnare da due amici alla chitarra e alla fisarmonica e incide una bella raccolta".
Dico a Dario, "Hai notato che da un po' di tempo abbiamo eliminato i soliti rompipalle, anche Ivano non si vede più". Si apre la porta: Ivano. Questa volta è organizzato, tira fuori dei foglietti, "Ora ti dico: 1 volevo uscire con Francesca, 2 la mamma mi ha preso il portafoglio per impedirmelo, 3 la mamma mi ha detto 'lo sai che certe ragazze ammazzano?', 4 la mamma mi vuole presentare una ragazza marocchina, dimmi Gian secondo te è più facile che sia la marocchina o Francesca ad ammazzare? 5 la mamma mi dice 'piuttosto che uscire con te preferisco portare a passeggio il cane", "Perché Ivano avete un cane?", "No". Lo prendo e lo caccio fuori.
Oggi inevitabilmente al centro dei discorsi c'è la morte di Pino Daniele. Alle 14:50 arriva un'email dalla Sony che annuncia 'In allegato orderform campagna Pino Daniele', erano già pronti. Già sabato un cliente ricordava le morti recenti, "Prima Jack Bruce, poi Joe Cocker, a chi toccherà adesso?", e noi "Se si va in ordine alfabetico, prima la B di Bruce, poi la C di Cocker, adesso tocca a una D". Porca miseria non l'avessimo mai detto.
Si rivede dopo tanto Maurizio il Bustocco, "Ciao Giancarlo, ci si vede meno, mancano gli sghei". Poi prosegue, "Hai saputo di Pino Daniele? A parte che l'era un terrun (la sua matrice lombarda si fa sentire), non mi piaceva con quella vocina lagnosa, certo però che morire a non ancora sessant'anni... poveretto". Finito il necrologio, si mette a sfogliare i cd, " Guarda qui un Germoglio Prefabbricato (Prefab Sprout), bello questo della Torta Modesta (Humble Pie)" e continua così con le traduzioni istantanee dei nomi dei gruppi musicali, concludendo "Li comprerei tutti, te l'ho detto mancano gli sghei; poi io non ho solo i dischi, l'altro giorno ho comprato il modellino di una locomotiva a vapore che mi è costato 300€ e guarda qui", mi mostra una scatoletta con su scritto 'Brooksfield', "Cos'è?", "Un profumo, a me piacciono anche i profumi di marca. Questo è una delizia. Senti". Sento e concludo che se risparmiasse un po' nei profumi gli avanzerebbero degli sghei per comprare qualche disco in più, puzzone più, puzzone meno....
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lorenzo stDiario del 8 gennaio
Nel nostro libro il 7 settembre 2013 aveva visto come protagonisti due personaggi fissi di via San Vincenzo degli ultimi anni: Il vecchietto che dispensava le sue opinioni, seduto sul muretto davanti al Baretto, e l'azera "urlante", che infesta la zona con i suoi "Eeeeeeeeeeh". Poi abbiamo scoperto che l'azera in realtà proveniva non dall'Azerbajan, ma dai territori dell'ex Jugoslavia; durante la guerra tra serbi e croati, la parte avversa ha incendiato la sua casa, nella casa c'erano il marito e i figli, non si sono salvati. I suoi "Eeeeeeeeeeh" sono un urlo contro il mondo che consente queste cose. Abbiamo anche avuto modo di conoscere un po' di più Lorenzo, il senzatetto assiduo del muretto. Al mattino attaccava uno specchietto sui rami delle piante davanti al nostro reparto usato e si sbarbava, lavava i denti e si ripuliva, per incominciare in maniera presentabile la giornata. Il resto del giorno lo passava lì, commentando ad alta voce gli avvenimenti del giorno, raccontando la sua storia, prendendo in giro quelle donne che, secondo lui, erano conciate in maniera non troppo dignitosa. La notte cercava un riparo e lo trovava anche grazie a qualche portiere che, a rischio del posto di lavoro, lo ospitava in una stanzina di un albergo. Ieri, quando sono arrivato al mattino in negozio, l'ho visto passare nei portici di fronte, si trascinava con fatica, "E' mal messo" ho pensato.
Oggi la notizia: Lorenzo ci ha lasciato, il muretto ormai sarà per sempre vuoto, un altro capitolo della storia di via San Vincenzo è finito.

Diario del 9 gennaio
"Da quanto è che sei qui?", è la domanda che mi pone un cinquantenne che si affaccia sulla porta, "In che senso, io?", "No, il tuo negozio", "Dal 1965", a questo punto, sempre metà dentro e metà fuori, si rivolge a qualcuno all'esterno, "Avete visto? Sono sessantacinque anni" (deve aver sentito solo la parte finale della mia risposta), torna a me "Grazie, mi hai fatto vincere una scommessa. Questi qua (quelli fuori) sostenevano che qui non c'è mai stato un negozio di dischi".
Altro signore, un po' più anziano, "Già una volta mi ha trovato un disco che cercavo da anni, Music, anche se avevo sbagliato a darle tutte le indicazioni, ora vorrei una canzone che ho sentito stamattina a Radio Capital, non ho capito il titolo, era una voce profonda maschile, accompagnata da un pianoforte e con un coro femminile, mi sembra di avere captato un nome tipo Coen, c, o, e, n", "Si è dimenticato una h, Cohen. Sì, sono solo cinquant'anni che fa musica, non è ancora molto conosciuto. Vuole l'ultimo?", "Come faccio a sapere se c'è la canzone che mi piace?". Mi tocca fargli sentire su Spotify tutto il cd, anzi solo fino al quinto pezzo, "Ecco, è questo. Ce l'ha?", "E' finito, riarriva martedì", "Bene, me lo tenga. Ovviamente dentro ci trovo anche la traduzione in italiano dei testi, vero?", "Come no, in America interessano moltissimo le traduzioni in italiano".
Madre e figlio, "Cerchiamo il primo disco di Joe Cooker (lei dice cuker, quindi pensiamo che lo scriverebbe così)", sentiamo già puzza di bruciato e Dario, con la sua solita gentilezza, interviene anticipando la mia poca gentilezza, "Mi perdoni signora, cosa intende per primo? Quello del 1969 intitolato With a Little Help from My Friends o quello che lo ha fatto tornare al successo molti anni dopo con la colonna sonora del film Nove settimane e mezzo?", "Voglio quello intitolato Essential 1, appunto il primo". E sì, Cocker, anzi Cooker, è il primo al mondo che ha iniziato la sua carriera con una raccolta delle canzoni successive; Dario, smettila di gettare le perle davanti ai porci...

Diario del 12 gennaio
Oggi sono i clienti a mandarmi a quel paese. Incomincia un cinquantenne, "Avete musica spagnola?", "No, cosa cerca?", "L'ultimo disco di Melendi", "Melendi? Non lo conosco", lui con faccia sdegnata, "Come non lo conosce, vende un sacco" e se ne va bofonchiando "Incompetenti".
Eccolo di nuovo lo zio di Attilio Fontana (ex Ragazzi Italiani). Si era presentato ad aprile 2013 (protagonista di due puntate del Diario), chiedendo i cd di Ilaria Porceddu, finalista nella prima edizione di X-Factor e compagna del nipote. Oggi entra con in mano una slerfa di focaccia (n.d.t. Slerfa: unità di misura della focaccia) e in dialetto emiliano, "Ha o mi può procurare il cd di Attilio Fontana 'Formaggio'?". Riconosco il personaggio, anche se è invecchiato esteticamente più dei quasi due anni da quando l'ho visto, ha dimenticato quel poco d'italiano che sapeva, è notevolmente ingrassato, probabilmente anche per colpa della focaccia; mi viene un dubbio 'non è che avrà fatto confusione e voleva in realtà la focaccia col formaggio?'. No, il disco esiste davvero, o meglio è solo scaricabile. Glielo spiego, e lui, tra una morsicata e l'altra, sempre in emiliano stretto (il genovese posso provarmi a trascriverlo, l'emiliano è fuori dalla mia portata), "Cosa dice? Io il computer non so nemmeno cosa sia. Me lo faccia lei", "Non posso", con un'ultima morsicata se ne va mandandomi anche lui al diavolo, "Guarda questi, vendono dischi e non riescono a trovarmene uno appena uscito". Quegli spiritosoni del Geometra, il Pompiere e Sergio Samp, intervengono, "Potevi vendergli un cd di Piero Focaccia".
Eccolo il terzo anziano, mi porge un dischetto, è una compilation di country in dvd, "Voglio un altro di questi dischi, sa, c'è la musica country, ma si vede anche alla tv, c'è l'orchestra, il cantante e quelli che ballano", "Mi dispiace, non ho niente del genere", il suo sguardo non promette niente di buono mentre mi chiede "Dove posso trovarlo?", "Mi sa da nessuna parte", cerco di aggiungere "Provi da Feltrinelli", ma lui non mi sta nemmeno a sentire, è già fuori e mi gratifica di una botta di rimbambito "Con tutti i dischi che ha, non sa nemmeno quello che ha". Un cliente presente, Gianni R, mi consola, "E sì che questa volta sei stato gentile": ecco l'errore!

Diario del 14 gennaio
Una signora si aggira un po' persa in negozio, allora il sempre ossequioso Dario le si avvicina, "Posso aiutarla signora?", "Sì, grazie, cerco un 45giri di Elvis Presley", lui, "Mi dispiace signora, in questo momento non ne abbiamo", "Ma forse sbaglio, non è un 45, ma un 35 giri". Il Buster Keaton di Disco Club non si scompone nemmeno questa volta, non ride, rimane serio e si limita a declinare anche questa richiesta, "Mi dispiace ancora signora, ma non abbiamo nemmeno questo".
La cliente successiva tocca a me, "Vorrei sapere questo, se le porto una lista di titoli, lei mi può fare un cd", più spiccio di Dario, "No, è proibito", "Ma sono canzoni vecchie", "Vecchie o nuove non cambia, non si può", lei, di coccio, "Ma non sono di un cantante solo, ma di tanti", "Allora sono tanti no".
Ancora confusione sui vinili. Questa volta è una giovane coppia, "Senta, ho trovato nella cantina di mia nonna dei dischi che erano di mia mamma, ma non sono così grandi- mi indica i lp esposti- sono più piccoli" e fa un gesto con le mani a misura dei dischi, "Saranno dei 45" e glieli indico, "No, sono più grandi", "Allora dei dieci pollici, come questo", non sembra essere soddisfatto nemmeno questa volta, "Semmai glieli porto a vedere, ce n'è anche uno di Mina". Saranno mica i famosi 35 giri?
Non è finita con i vinili usati, un signore tira fuori da una busta due dischi di musica classica, "Vorrei avere una consulenza da voi, questi 33 possono valere qualcosa?", li guardo, "Niente", "Pensa che a qualcuno possano interessare", "No", interviene Dario, "A noi no, non teniamo musica classica, magari a qualcun altro sì", li riguardo e quando il cliente se ne va, dico al mio socio, "Dario, hai visto cosa sono? Roba da edicola dei Fratelli Fabbri, a chi vuoi che possano interessare?", "Lo so, ma mi dispiaceva dirglielo". Incorreggibile.

Diario del 19 gennaio
Maurizio il Maratoneta è ormai un assiduo, anzi un quotidiano. Anche oggi si presenta a chiedere se gli è arrivato il disco che ha ordinato, "Maurizio, il pacco dall'Olanda è arrivato venerdì e tu lo sai perché sei venuto a ritirare un cd. Ti ho detto che fino a fine settimana non arriva niente e non tornare domani a chiedermelo. HAI CAPITO?", borbotta, sghignazzando con la sua risata a singhiozzo (borbazza, si può dire?), "Sì, sì, ma vo-vorrei ordinare un altro di-disco. Quello di Christopher Cross con in co-copertina un'oca con il be-becco". Non capisco la precisazione, oche senza becco non ne ho mai viste, tra l'altro nella copertina non c'è un'oca ma un fenicottero rosa. Glielo cerco sul database olandese, "Ecco vedi, è ordinabile, costa sette euro", lui indica la riga, "Ve-veramente c'è scritto sei e no-novantotto", "Va bene, ti avrei fatto lo sconto, mi limiterò a darti due centesimi di resto".
Un non-giovane, ma mai visto prima, chiede il permesso di girare per il negozio, "Posso guardare senza toccare?", guarda, non tocca, anche perché "Cerco 45giri di cantanti francesi anni sessanta, ma li voglio cantati in francese", "Non li avevo nemmeno negli anni sessanta".
Signora, "Ha anche dischi nuovi?", "Nel senso di non usati?", "No, nel senso di mai usciti", "Dipende da cosa cerca", "Quello di Vasco Rossi", "Eccolo, è uscito a fine anno scorso", scandalizzata, "L'anno scorso? Non ce l'ha quello di quest'anno?".
Ermes ha sicuramente un notevole ascendente sulle donne. Anni fa era già stato protagonista dell'avventura con la rivierasca del "ma che bell'uomo"; oggi sto servendo un'altra potenziale moglie di Fantozzi, con in più un occhio tappato da una benda e un raffreddore incipiente, con tanto di goccia al naso, che la costringe a girarsi per soffiarselo, proprio mentre dietro di lei passa Ermes; ha un sobbalzo, "L'avevo presa per un prete" gli dice, vedendo il suo sguardo monocolo di ammirazione, io aggiungo "Ma che bel prete", Ermes preferisce fuggire, "Devo andare a prendere il treno", mentre esce lancia alla fan, "Il Signore sia con voi", e lei, sorprendentemente pronta, "...e con il tuo spirito", concludo io "Amen".

Diario del 26 gennaio
La guerra dell'angolo. Questa mattina i due contendenti (Tabletman e Quasimodo) erano posizionati vicini a contendersi l'angolo del palazzo; Tabletman, indifferente, continuava col suo lavoro, destra sinistra, alto basso; Quasimodo pativa la situazione, guardava in cagnesco l'avversario, pronto a riconquistare l'angolo. Quando arrivo io, Quasimodo abbandona la lotta, per non darmi l'impressione di essere lì ad aspettarmi. Pensavo che Tabletman non l'avesse nemmeno notato, invece ecco che appena il rivale sparisce su per via San Vincenzo, lui chiude il tablet e se ne va: ha vinto.
Io apro il negozio e chi è il primo cliente ad entrare? Marcello/Andrea/DuranDuran, "Ciao Marcello, visto che non rispondi più al telefono, sono venuto di persona. Mi mancano questi dischi dei Duran", foglietto con quattro titoli (sono più di vent'anni che compra solo i Duran, come fa a non averne quattro?), "E mi raccomando tienimi quello nuovo che sta per uscire".
Una signora si rivolge a Dario, "Cerco Stivaletti rossi, quella canzone della figlia di Sinatra", "Mi perdoni signora, non sarà questa?", e le fa sentire su spotify "These Boots Are Made for Walkin'", "Sì, sì, è questa, ma mi interessa solo la canzone, la altre non le conosco".
In mattinata entra un settantenne, "Senta una cosa, mia mamma è morta e purtroppo mio papà era già morto (insomma un "giovane" orfano), nella cantina ho trovato un sacco di dischi di quelli grandi 78giri, con opere e incisioni di Caruso...", lo interrompo subito, "Non ci interessano"; la cosa non lo preoccupa, dai discorsi capisce che i presenti in negozio sono tutti della sua stessa fede calcistica, abbandona i dischi e per cinque minuti s'immerge nel Bar Sport di Disco Club.
Ai primi del mese una signora mi aveva chiesto un cd di Minghi, oggi torna, "Le è arrivato Minghi?", "No, non ho niente", "Adesso lo conosce?", mi chiede aggressiva, io, perplesso, "Sì", lei agitata, "L'altra volta non lo conosceva", "Avrà chiesto a qualcun altro", lei ancora più arrabbiata, "No, a lei, a lei" e mentre si allontana sento che dice "C'era anche mio marito".

Diario del 29 gennaio
Richieste strane. Al telefono, voce maschile, "Scusi, volevo sapere se avete il cd di Ligabue Fuori come va?", "Sì", "Bene, però siete solo lì o avete qualche altro negozio più comodo per me?", "???".
Giovane mamma, "Sarà difficile, però ci provo. Avete cd per babydance?", "???".
Nuovo cliente, se la tira da collezionista, anche se fino all'altro giorno non mi ricordo di averlo mai visto, anche lui del resto non mi deve aver mai visto, infatti oggi mi chiede "Scusa, come ti chiami?". Fatte le presentazioni, passa alla richiesta: due cd della discografia normale dei Queen (mancanza strana per un collezionista). Li ho, lui, "Quanto costano?", "Nove euro", lui, faccia sorpresa, "Non dovrei dirtelo, ma sai a quanto li vendono da F?", io, faccia ignorante, "Boh", "Il doppio!!!". Torniamo alla cassa, li prende tutti e due, però... "Me lo farai un po' di sconto". Ma come? Ne compra due al prezzo di uno di F, e mi chiede lo sconto? Premio il coraggio, novanta centesimi come per Scusssi.
Oggi arriva anche David si dice Devid di Rapallo e, a proposito del suo nome, ci dà una chicca, "Sai perché mi chiamo David?", "I tuoi genitori erano dei fans dello sceneggiato David Copperfield?", "No, non sono mica dei matusa come te. E' sì un personaggio televisivo, ma non quello. Hai presente L'incredibile Hulk? Beh quando non diventava verde, si chiamava David, che essendo lui americano, si pronunzia Devid", "Direi che ti è andata bene, pensa se fossero stati fans di Pippi Calzelunghe".
A Tabletman questa volta spetta non l'apertura, ma la chiusura della giornata. Verso le sei esco a cercare un cd in vetrina e chi ci trovo? Tabletman che ha posato sul mio gradino il suo tablet, si piega, tira fuori da una delle innumerevoli tasche dei suoi giacconi un tablet, più piccolo, si posiziona sopra l'altro e click, fotografa l'immagine del primo. Il mistero continua: cosa cavolo fa?

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