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Diario di Giugno Diario di Giugno Hot

coppaDiario del 7 giugno
Si avvicinano i mondiali di calcio, ma U Megu è sempre alle prese con le sue ricerche calcistiche dei campionati minori. Ha saputo che Beppe ha giocato negli anni '70 nel Molassana e allora si reca quotidianamente alla Berio per cercare episodi che lo riguardano. Trova che in una partita si fa espellere per un atto violento contro un avversario, in un'altra mette a segno addirittura un poker di gol e oggi racconta il tutto a Beppe. In negozio con loro si trova un altro vecchio cliente e amico, Aurelio; sente e chiede a Beppe "Tu giocavi nel Molassana?", "Sì", "In che anni?", "Sin da ragazzino, quindi da fine anni '60 in poi". Aurelio lo guarda come se cercasse nel viso che aveva davanti una qualche traccia di un altro di quarant'anni più giovane, "Anch'io giocavo nel Molassana", "In che anni?", "Gli stessi, nella squadra giovani", "Beh, io a diciotto anni sono stato promosso nella prima squadra, anche se ogni tanto mi mandavano a giocare qualche partita importante dei giovani. Ho fatto anche una finale del campionato ligure", "Anch'io l'ho fatta e l'abbiamo persa perché uno dei tre, secondo loro, rinforzi, che già erano titolari nella prima squadra, ha sbagliato il rigore decisivo". Beppe lo guarda un po' esitante, "Sono io quello che ha sbagliato il rigore", "Ah, belin, non mi ricordo di te", "Nemmeno io", "Sarà perché hai sbagliato il rigore e ti ho cancellato dalla memoria. Perché l'hai tirato? Non spettava a te", "E' l'unico che ho sbagliato nella mia carriera", "E così mi hai fatto perdere l'unico trofeo calcistico che avrei potuto vincere nella mia carriera".

Diario del 10 giugno
Oggi un sacco di scatole e di conseguenza un sacco di rompiscatole. Arrivano dischi da ogni dove, meno che dall'Olanda (i più attesi). Il più disciplinato è il pluriespulso (è tutto dire), Matematico, Pompiere e Geometra sono scatenati. Il Pompiere "E' arrivato il mio disco dall'Olanda?", "Non è l'Olanda"; il Matematico, "C'è il mio cd?", sbuffo "Da dove l'aspetti?", "Dall'Olanda", "Cosa ho appena finito di dire? NON E' L'OLANDA!!!". Apriamo tutti i pacchi, "Questo è mio" urla il Matematico, e si prende il nuovo di Chrissie Hynde, "No, è ordinato", "Almeno guardaci!" insiste, "NOO, lo so!". Il Geometra, "E' arrivato Jack White?", "Sì", "Me lo dai?", "Eccoti". Dario, "Non l'ho ancora sentito, lo metti su Spotify?". Lo faccio sentire. Dopo un po' il Geometra si avvicina, "Me lo fai un piacere? Posso cambiarlo? Non mi piace": lo aveva comprato sette minuti prima. Cambio disco, faccio sentire l'ultimo di Conor Oberst, entra Luca di Sant'Olcese (ex Certosa, quello che, in viaggio di nozze, per prima cosa al mattino leggeva il mio Diario); compra l'ultimo dei Kasabian e mi chiede "E' quello che stiamo ascoltando?", "Che cavolo dici Luca? Non lo riconosci? Me lo hai menato per un mese con questo disco, lo hai comprato e adesso non sai chi è?". Entra altra gente e sento uno che chiede al Geometra, "Chi è?", e lui "E' Jack White. Volevo prenderlo, ma non mi piace". Questa poi... "Non so se ti piace, ma non lo hai comprato il cd di Conor Oberst? Jack White l'ho tolto venti minuti fa". Mi viene un dubbio: i miei clienti i dischi li sentono o li comprano solo per tenermi aperto?

Diario del 12 giugno
La lotta per il maggior collezionista di cofanetti del negozio si è allargata a tre pretendenti. A Cocconut e al Pluriespulso si è aggiunto S., altro cliente di vecchia data e come gli altri non più assillato dal doversi recare ogni giorno a lavorare. La particolarità di S. è che ogni volta paga il cofanetto con un biglietto da cinquecento euro, "Un regalo della mamma". La cosa mi preoccupo un po' riguardo alle sue capacità mentali: possibile che l'essere andato in pensione lo abbia rincoglionito precocemente? Sì, perché la sua genitrice è mancata ormai da un po' di tempo. Con tatto cerco di indagare ed ecco svelato l'arcano: "Quando mia mamma metteva insieme dai risparmi 500,00€ in vari tagli, andava in banca e se li faceva cambiare con un biglietto unico. E' andata avanti così per anni e alla fine mi ha lasciato questa strana eredità, un mazzetto di biglietti da 500. L'unica cosa che adesso non posso versarli in banca, perché mi farebbero subito un controllo, allora me li faccio cambiare da te". Astuta la vecchia genitrice, ha trovato il modo di evitare la tassa di successione e al tempo stesso di fare un regalo settimanale all'amato figlio, "E' come se fosse ancora viva e ti desse la paghetta per comprarti i dischi", "Bravo, proprio così. Ogni volta mi sembra che lei ci sia ancora come quando da ragazzo mi dava i soldi per venire a comprare i vinili da Disco Club". Così la signora ha reso felici due persone: S., che si è inserito alla grande nella lotta per il pluricofanettato, e io, che grazie a questa tenzone sono diventato un dei maggiori venditori di esosissimi cofanetti d'Italia!

P.s. Ho fotografato S. con l'ultimo acquisto, un bellissimo cofano degli Who. L'ho fatto vedere a Cocconut che lo ha guardato con occhio libidinoso e ha resistito ...uno, due, tre secondi e lo ha ordinato.

Diario del 13 giugno
Ormai hanno sempre la penna in mano. Sì, il Pluriespulso e U Megu stanno all'erta per vedere se qualcuno compra il libro del Diario; sono i primattori di quelle quattrocento pagine; in totale, tra tutti e due, vengono nominati più di duecento volte. Eccoli quindi novelli Joe Falchetto pronti a balzare dalla loro cuccia sul cliente che acquista i libro, un po' più sdegnoso il Pluriespulso, ma al tempo stesso fiero della sua posizione di leader, "Sono il personaggio principale, senza di me il Diario non esisterebbe", e firma la sua vignetta a pagina 320. Più spavaldo U Megu, "Sono a pagina 378" e firma quello spazio, che, senza volere, ho lasciato in bianco a fine pagina, perfetto per "U Megu M.", come scrive lui, aggiungendo l'iniziale del suo nome.
A proposito du Megu, in questo momento proliferano i controllori (e quindi "le controllore") sugli autobus, questa mattina mi dice "Ne ho viste quattro in via Santi Giacomo e Filippo", "Ti hanno fermato?", "No, ero a piedi". Dopo due ore mi messaggia "Da Diario: 5 tentativi, 5 buche!". Ha fatto cinque giri: via SS Giacomo e Filippo, giù da via Serra, risalita a piedi, ancora via SS Giacomo e Filippo (non poteva scegliere una via col nome più corto?) e ancora giù e su e nemmeno una volta sono salite quelle stronze delle controllore a chiedergli il biglietto, che ovviamente non ha, in quanto ha l'abbonamento annuo, tenuto ben nascosto in tasca, per potersi fare multare dalle ragazze in divisa.

Diario del 14 giugno
Un altro dei misteri che avvolgono le morti delle rockstar ha trovato oggi la sua spiegazione. Da un paese vicino ad Alessandria arriva un sessantenne, "Sa perché sono venuto da lei?", "Forse perché vuole comprare un disco?", "Sì, ovviamente. Ma sono qui perché un assessore del Comune mi ha detto che lei poteva aiutarmi a trovare dei vinili". Accidenti! Sono stato promosso alla categoria "negozio consigliato dal Comune di Genova". Lui prosegue, "Mi serve qualche disco di quelli che piacciono ai giovani", "Ha qualche indicazione?", "Ma sì, sono ragazzi sui trenta/trentacinque anni (a quanto pare l'asticella della giovinezza si è alzata negli ultimi tempi); magari qualcosa dei Beatles o dei Led Zeppelin". Lo accontento con una doppietta di Rolling Stones (un altro gruppo di quelli che piacciono ai giovani), e lui rilancia, "Anche qualcosa di quello grande e grosso morto di a i di esse (aids)"; non era grande e grosso, ma io ci provo con "Freddy Mercury?", "No, no, era americano, adesso c'è la figlia", "Canta?", "No, ma c'è". Dove sia, non lo sapremo mai, ma finalmente un lampo gli illumina la memoria e giulivo urla "Elvis Presley!". Ecco la rivelazione, Elvis aveva problemi di ipertensione, un'arteriosclerosi coronarica, danni al fegato, assumeva una quantità esagerata di sonniferi e di eccitanti, ma a farlo morire è stato l'aids: primo morto riconosciuto (anche se solo 37 anni dopo e per merito di un pensionato basso piemontese) della terribile malattia (ufficialmente, fino a oggi, il primo caso risaliva al 5 giugno 1981).
Il suo show continua, passa dai Bee Gees, ai Pooh, e a quelli che "erano due uomini più due donne svedesi" e agli altri "due più due genovesi". Lo interrompe solo una telefonata, "Pronto, cosa c'è? Sì, faccio due commissioni e torno. Le galline? Cosa è successo? Il gatto nel pollaio? E mi chiami per questo? Ti ho detto che adesso arrivo e smettila di parlare. Voi donne quando incominciate a parlare, non la finite più. Fanno bene i giovani a non sposarsi" e chiude il telefonino, un vero duro. Alla fine si porta via due vinili dei Rolling, uno dei Roxy Music (perché sulla copertina c'è Amanda Lear), dal reparto usato due raccolte dei Pooh e una dei Ricchi e Poveri e addirittura dal loculo delle musicassette, una di Michael Jackson per la bellezza di due euro!
Al suo posto subentra un altro proveniente da oltre Appennino, quel pensionato trasferitosi da poco ad Acqui. Ci imbarca, come sua abitudine, di legna verde e, dopo un soliloquio di circa cinque minuti, ci lascia con la sua solita frase "e con questo passo e chiudo".

Per tutta la settimana sono stato impegnato per la ristampa del Diario, vi ho quindi abbandonati. Volevo ricominciare ieri sera, ma gli amici di Mojotic mi hanno obbligato ad andare a vedere il concerto di Anna Calvi (a proposito, complimenti a Luca e compagnia per la location e per il tabellone dei concerti) e ho saltato l'appuntamento col diario. Recupero stasera in ritardo di 24 ore.

Diario del 21 giugno
Peccato che il libro sia già uscito. Due personaggi degli ultimi tempi avrebbero meritato un posto di rilievo. Uno si era presentato per la prima volta la settimana scorsa, l'alessandrino che ci ha finalmente rivelato la vera causa della morte di Elvis Presley (aids). Oggi torna, tira fuori la solita lista, compra i vinili per i giovani: due Led Zeppelin e il primissimo dei Bee Gees, quando ancora vivevano in Australia e li conoscevo quasi solo io (da giovane ero un loro fan). Poi parte con la sua filippica incontenibile, anche questa volta viene interrotto da una telefonata, "Cosa c'è? La pompa? Si è rotta? Te lo avevo detto di non comprarla tutta di plastica. Sono a Genova, adesso torno a casa e vediamo" e anche questa volta chiude bruscamente la conversazione. Memore di sabato scorso, chiedo "La moglie?", "No, no, il figlio. La moglie l'ho fatta fuori. Bisognerebbe farle fuori tutte le donne", poi si accorge che una rappresentante del sesso debole (si fa per dire) è in negozio col marito, fa marcia indietro "Scherzo, eh? Meno male che ci sono le donne", effettivamente, se no chi potrebbe insultare?
La seconda new entry, è un pittoresco personaggio che da qualche giorno staziona per ore vicino alla mia vetrina, per la precisione appoggiato alla colonna che divide il mio negozio dal nuovo che ha finalmente preso il posto dell'agenzia di viaggio chiusa ormai da tre anni e mezzo (non sono più solo nella parte finale dei portici, la luce si è riaccesa di fianco a me). Probabilmente vuol mettersi in mostra per far colpo sulle ragazze di Outsider (dal nostro lato non ha chance), è certo che per notare, si nota: calzoni verdi scarabeo, cintura multicolore, giacchettina e, eccolo il particolare principale, in mano sempre un tablet. Cosa ci fa col tablet? Non si sa, fa scorrere col dito lo schermo continuamente su e giù, destra e sinistra, senza mai fermarsi su nessuna pagina. Probabilmente qualcuno glielo ha regalato (il monitor è rigato, lo so perché ho sbirciato nel tentativo di capire cosa cavolo stia facendo: curioso e irrispettoso della privacy) e lui si passa delle ore, appoggiato al muro, a guardare le immagini che si alternano grazie al movimento del suo dito. Con Alessandra (la titolare del nuovo negozio) abbiamo pensato di assumerlo come custode.
Telefonata, "Discooocluuuub", "Devo chiederle un piacere, voi siete di fianco a un Kebab?", "No, siamo di fronte", "In che direzione? Verso Brignole?", "?!?!?".
Una signora viene a ritirare il cd del Best di Tanita Tikaram. E' sigillato e lei, "Lo proviamo?", io "Vuole sentirlo tutto?", lei "No, ma pensavo...", s'interrompe, forse si è accorta di avere usato il verbo sbagliato: pensare.

Diario del 23 giugno
Ci risiamo, è già passato un altro anno, e ora sono 67. E voi me lo ricordate sempre più numerosi, sarà per i quarantadue anni di Disco Club, per merito (o colpa) di facebook, per il "successo" del Diario. In questo momento siete già 159 (dai su, ancora uno, così facciamo cifra tonda). Vi ringrazio tutti in un unico abbraccio e con voi anche quelli che sono passati oggi in negozio, a cominciare da Maurizio To, grazie al quale ho offerto Lindor ai visitatori odierni.
Se non fossi un negoziante, il mio obiettivo sarebbe andare in pensione, per poter recarmi a giocare a bocce nel campi di Mura dello Zerbino o a pescare sulla diga foranea (magari in compagnia del baby pensionato Palombo), oppure portare ai giardinetti i nipotini (mie figlie mi hanno fatto il piacere di non darmene ancora: sentirmi chiamare "nonno" mi farebbe invecchiare all'istante), ma per me non è così; ho bisogno di pormi un nuovo traguardo, non i 68 o 69 o 70 anni (ce ne cresce di 67, se fosse possibile bloccare il loro scorrere).
La nuova meta, il cui countdown parte da stasera, ha una data precisa: sabato 19 dicembre 2015 e oggi siamo a -544! Tanti sono i giorni che mancano al compimento dei 50 anni di Disco Club e questo è l'obiettivo che ci siamo posti io e il negozio. Ce la faremo? Ci proviamo. Se ci riusciremo, sarà una settimana di grande festa, anzi allerto già adesso i miei clienti/amici/artisti (musicisti ma non solo): tenetevi liberi per quel periodo, dovrete partecipare tutti e vi dico già una cosa: NON ASPETTATEVI NEMMENO UN CENTESIMO!!!!!

Diario del 26 giugno
Quasimodo ha trovato un degno erede. L'angolo del palazzo è ormai presidiato quotidianamente da Tabletman. Oggi sono arrivato alle otto in punto e lui era lì, col suo tablet, calzoni gialli, camicia viola, giacca jeans (blu sulle spalle e a righe bianche e nere per il resto), berrettino giallo con qualche risvolto marrone, cintura multicolore, in aggiunta oggi un simil k-way azzurro con tanto di stemma tricolore: forse col suo smanettare furioso sullo schermo cerca i risultati dei mondiali?
Passa la portinaia e mi dice, "E' dalle sei che è lì". Il record di Quasimodo è stracciato, anche se, bisogna riconoscerglielo, quest'ultimo lo ha ottenuto con condizioni atmosferiche ben più impervie (pioggia, freddo, vento). Le sorprese non finiscono qui; Liliana, la portinaia (come quelle dei gialli di Maigret, sempre informata su tutto il condominio, portici compresi), continua, "Pensa che aveva un buon lavoro. Bancario in piazza De Ferrari. Si è licenziato per fare questa vita", la cognata precisa, "Lavorava al Banco dei Pegni della Carige". Ho sempre pensato che lavorare in banca faccia male, per questo mi sono licenziato dopo 2890 giorni di sopportazione, ho limitato i danni. Mi viene un dubbio: non è che Tabletman sia coinvolto nello scandalo Berneschi/Carige e questo sia un travestimento per sviare i sospetti? Sarà mica il re dei pagliacci?
Continua il countdown: - 541 al cinquantesimo di Disco Club!

Diario del 28 giugno
Non ci sono dubbi, ormai la nuova attrazione del Diario è lui: Tabletman. C'è gente che viene apposta per vederlo, se lo trova entra e mi dice "E' qui fuori (nel senso, fuori dal negozio). Hai ragione, è proprio fuori (nel senso fuori di testa)", se non lo trova, rimane delusa "E' già andato via?". Questa mattina sono sceso in macchina, alle 8:03 ero già arrivato e lui era lì, "Da due ore", mi dice Liliana, la portinaia. Qualcosa di diverso lo aveva anche oggi, il copri tablet rosa shocking (mancava questo colore) e i capelli, che, non trattenuti dal cappellino, si sono rivelati un vero cespuglio fittissimo color sale e pepe (invidia...). Smanetta per ancora una mezzoretta e poi ci lascia. Verso le dieci un cliente esulta, "L'ho visto anch'io!", "E dove?", "Come dove? Qua fuori", "Ma se è andato via", "No, no, è qui, si vede che è tornato". Non vado a controllare, ma dopo qualche minuto, stanco dell'aria incondizionata del negozio, vado a godermi un po' di aria condizionata gratuita sulla porta, guardo verso la colonna a sinistra e... sorpresa, al posto di Tabletman c'è Tabletwoman: sì una donna, più o meno della stessa età, appoggiata al muro, smanetta sul suo minitablet. Mi viene un dubbio, non è che tutta questa gente stia semplicemente sfruttando il mio collegamento internet? Magari Tabletman è un genio dei computer e ha scoperto la mia password, passandola a tutta la famiglia. Sì, ma cosa fa lì appoggiato per ore? Ancora Liliana mi da una soffiata, "Mi ha detto mio cugino che fa un calendario", "Un calendario? E con che cosa? Con le donnine nude o un bel calendario rock?", "E che ne saccio io". Bisogna ancora indagare per scoprire il mistero. Tabletman o Calendarman?

Diario del 30 giugno
Su una cosa non ci sono dubbi (non è che ne avessi molti nemmeno prima di oggi), l'età media della clientela continua ad alzarsi e, con questa, la loro smemoratezza e disattenzione. Ormai potremmo aprire un ufficio "oggetti smarriti". Ha incominciato qualche tempo fa un ciclista che ha lasciato in negozio un paio di occhiali da sole aerodinamici. Poi altri occhiali, questi da presbite, nuovi con ancora sopra l'adesivo +2, li ha tirati fuori per leggere i misteriosi titoli stampati sul retro di un cd e li ha lasciati sul banco (forse perché, essendosi tolto gli occhiali, non li ha più visti). Il primato però spetta a un mega distratto. L'episodio risale a sabato scorso, ma ho aspettato a parlarne, convinto che "Nuvoletta" sarebbe tornato. Invece no, non si è più visto. Quel giorno, per digitare il codice sul pos, ha posato un mazzo di chiavi degno di San Pietro sul banco. Questo, più o meno, alle 17:00, alle 18:30 mi accorgo della dimenticanza, "Speriamo che torni prima della chiusura". Invece non si vede; allora, guardiamo: chiavi di una Golf, come ha fatto a riprendere la macchina? Sarà andato a prendere quelle di riserva a casa, ma le chiavi di casa le ho io; ammettiamo che trovi qualcuno di famiglia e recuperi le riserve, torna prende la Golf e la deve posteggiare per strada, le chiavi del garage le ho io; per riprendersi della cattiva giornata, va in cantina a prendere una bottiglia, ma le chiavi della cantina le ho io; oggi, uscendo vede che c'è posta, ma le chiavi della buca le ho io. Finalmente in ufficio, è il momento di un caffè distensivo, ma la chiave elettronica per la macchinetta ce l'ho io. Distratto, ma anche smemorato, possibile che non sia stato in grado di ripercorrere a ritroso il percorso fino al negozio?

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