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Il Diario di Disco Club Il Diario di Disco Club Diario - Dal 11 novembre al 16 novembre
 

Diario - Dal 11 novembre al 16 novembre Hot

Diario del 11 novembre
Era sparito da anni e oggi rispunta, Issimi. Non è cambiato, parla a raffica e difficilmente si riesce a interromperlo, non gli chiedo se ha ancora la fidanzatina a Praga (la metà dei suoi anni e lui ne ha più di cinquanta), ma vedo che non gli è passata la mania di trovare somiglianze tra musicisti, che solo lui vede, chessò in una canzone di James Taylor c'è un pezzo col flauto? Lui, "sembra i Jethro Tull", gli Abba usano in un disco l'organo? "mi ricordano Brian Auger", e così via. Oggi cambia genere, "Non trovo niente di Etta James", "Veramente da quando è morta si trova di tutto", "Ma io voglio il disco che ha campionato Avicii in Levels, ripete hold on me; cercalo, cercalo su youtube" - mi costringe a farlo e glielo trovo, è Something got a hold on me -"Ecco, ordinamelo. Non lo conosci? E' una siglia di Sky. Hai Sky? Lo usano da anni per il riepilogo dei goal. Quando passo a prenderlo? A fine settimana? No non ci sono, vado a Praga. La prossima? Sì, ritorno, allora ci vediamo la prossima", anche questa volta non riesco a interromperlo, se ne va finito il suo botta e risposta con se stesso, ma così abbiamo potuto appurare che ha ancora la fidanzatina (un po' meno "ina" adesso) ceca.
Incasso assicurato a dicembre, Ivano ha avuto l'autorizzazione dalla mamma di spendere il prossimo mese venti euro in cd, ma c'è un ma, "Sono ancora indeciso, li spendo da te o da Feltrinelli? Tu cosa dici?", "Da me", "Se lo dici tu che sei immortale, li spendo da te, ma qui nel nuovo, nell'usato la mamma mi ha proibito di andarci, sai perché?", "Boh", "Perché dice che con le cose usate si possono prendere delle malattie".

 

Diario del 12 novembre
Strano personaggio quello che si presenta all'alba, non molto in bolla, ma quello che lo rende particolare sono i capelli, tinti di un marrone acceso, tipo lucido da scarpe, il problema è che, alla maniera di Berlusca, si è fatto una bella passata di colore anche sulla cute, ma la mano non molto ferma è andata un po' storta, così ecco colorato anche un pezzo di fronte e segnate delle basette altrimenti inesistenti. "Avete anche dischi commerciali?", "Dipende cosa intendi, il mio negozio è un'attività commerciale e quindi i prodotti che vedi negli scaffali sono fatti per essere commercializzati, ergo questi sono dischi commerciali", la mia argomentazione lo disorienta, mi guarda con l'occhio spento e "Cerco musica da discoteca", "Cento metri avanti a sinistra".
Ancora capelli al centro dell'attenzione, questa volta una signora, non molto giovane, né avvenente, "Avete l'ultimo di Ramazzotti?", equivoca sullo sguardo che le lancio (non riguardava il suo aspetto estetico, ma il gusto musicale), si tocca i capelli e dice "Il vento mi ha spettinato tutta".
Va un po' meglio con la successiva signora, è ancora innamorata dei vinili e vuole che le procuri l'ultimo di Sting. Glielo ordino e lei parte con una filippica contro le case discografiche, "Come hanno fatto vent'anni fa ad eliminare i dischi non lo capisco, non c'è confronto con i cd; si sentono meglio e poi vuoi mettere il profumo, il tatto e il piacere di tenere in mano una copertina da vinile rispetto alla plastichetta dei cd? Hanno perso un'intera generazione di giovani ai quali non frega niente della musica; io ho un sacco di dischi e non ho nessuno a cui lasciarli, così ho deciso: li lascerò ad una radio che se lo meriti".
Certo che questo argomento del "lasciare" e del "al di là" sta diventando un po' troppo frequente in negozio. L'età avanza e siamo fragili di fronte a questi pensieri, agitati anche dalla dipartita di molti artisti, idoli della nostra giovinezza, e anche di qualche sfortunato amico cliente. Commercialmente una differenza tra le due situazioni c'è (perdonate il cinismo): se è un artista che ci lascia, le vendite salgono, se è un cliente scendono.

Diario del 13 novembre
Con oggi finisce il terzo trimestre. Di cosa? Del diario. Nove mesi per trenta giorni (di media), meno le domeniche, le festività e i pochi giorni di salto, fanno un totale di circa duecentoventi puntate. Sono diventato quotidiano, un po' come il gioco dei pacchi o l'eredità di Rai1 e come loro sono diventato prigioniero dell'audience. In che senso? Nel senso che dopo pochi giorni dall'inizio del Diario ho dato un'occhiata alle statistiche della pagina Disco Club (quelle del gruppo non sono visibili) e mi sono accorto con sorpresa che la mia rubrica, solo lì, veniva seguita mediamente da 500 persone con un exploit di 1075 per il 29 giugno. A questo punto speravo che ogni giorno entrasse qualche "pazzo" per consentirmi di andare avanti e mantenere questa incredibile audience. Sono stato accontentato persino in eccesso (con l'ingresso di qualche pazzo "vero": Ivano e lo psichiatrico), ma ogni mattino guardo con ansia il risultato della puntata precedente. L'altro ieri ecco una giornata loffia, con poco da raccontare e non molto rilevante, né divertente; il giorno dopo guardo il risultato: dramma, un crollo verticale, 191 contatti! Per un attimo penso di essere licenziato, ma da chi? Non c'è il direttore supremo, o meglio sono io, come il commesso, l'uomo di fatica, il giardiniere (dell'unica pianta davanti alla vetrina), lo scribacchino: insomma ci sono solo io in negozio e questo mi salva. Ci riprovo ieri con un po' più di argomenti, ce la farò o dovrò autosospendere il Diario definitivamente? Notte inquieta, questa mattina entro in negozio, accendo il computer, vado alla pagina Disco Club, pannello dell'amministratore, portata totale del post "Diario del 12 novembre Strano personag...": numero di persone, 501. Salvo! E' proprio vero ormai facebookamente "a me mi piace vivere alla grande".

Diario del 14 novembre
Tentativo di truffa sventato. Sì, oggi, visto lo sciopero, mi sono fermato in negozio; verso le tredici, mentre sto servendo tre ragazze dei vicini uffici dell'università, entra una donna dall'aspetto decisamente zingaresco e si avventa sul primo scaffale che incontra, prende il primo cd che trova e me lo passa insieme a cento euro, costa 14,90 €, batto l'importo e le do il resto: uno da cinquanta, uno da venti, uno da dieci, uno da cinque e dieci centesimi. A questo punto lei si agita, "No, no, uno, uno" e prende un altro cd sul banco a casaccio continuando a blaterare in una lingua incomprensibile, mi mostra il retro, io le indico il prezzo scritto sullo scaffale, lei si agita ancora di più e fa volare una serie di cd di cui uno per terra, non capisco a cosa miri e a questo punto le dico "Ridammi i miei soldi e tieniti i tuoi cento", lo fa ben volentieri e a questo punto capisco il trucco: mi passa uno da venti, uno da dieci, uno da cinque e dieci centesimi. "E I CINQUANTA, DOVE SONO?", forse urlo un po' e i miei occhi devono avere preso quell'espressione da Hannibal the Cannibal, che li contraddistingue quando m'incavolo di brutto, perché lei si abbassa prontamente li raccoglie per terra, dove li aveva fatti cadere a bella posta insieme a un cd (per avere la scusa di abbassarsi, raccogliere il cd e imboscarsi il cinquantino) e me li passa; mi viene voglia di mollarle un patton (ceffone in genovese) e non restituirle i suoi cento euro, ma poi mi viene il dubbio che fuori ci sia il suo uomo, pronto a intervenire, magari con un coltellaccio, e lascio perdere, la caccio fuori, tra l'altro magari il suo uomo ci pensa lui a mollarle un "patton" per il mancato colpo.
Passiamo alle telefonate. "Discooocluuub", "Pronto, ha l'ultimo di Renato Zero?", "Sì", "Pensi che il numero di telefono me lo ha dato un suo concorrente, il negozio di usato vicino a lei", "???" vale a dire il nostro reparto dietro l'angolo, che altruisti che sono stati!
"Discooocluuub", "Scusi mi dovrebbe fare un piacere, cerco un dottore che ha lo studio nel portone vicino al suo negozio, potrebbe andare a vedere il nome nel citofono?", "???", clack, rumore teorico di telefono posato (il mio).
"Discooocluuub", "Ciao, sono io", "???", "L'Uomo del Monte, senti ti ho mandato una cliente, l'ho portata qui alla stazione (UDM fa il taxista), mi ha chiesto di un negozio di dischi specializzato e l'ho mandata da te (lo dice ridacchiando contento per il piacere che mi ha fatto). E' una donnona bella alta, non ho capito se è russa o romana", "???".
Concludiamo con un vecchietto (di testa, l'età è la mia), "Ne ha dvd per la macchina?", di fronte alla mia faccia interdetta si lancia in ulteriori spiegazioni, "Sa quelli che si mette il dischetto", "???" (è la mia condizione odierna, non capisco molto).

Diario del 15 novembre
Un'improvvisa iniezione di gioventù. Quattro ragazzini di non più di quattordici anni, due ragazze (una carina, l'altra ... insomma) e due ragazzi, che puntano, ovviamente, alla prima, uno di questi fa un po' lo scemotto per mettersi in mostra con quella carina (grave errore uscire con un'amica molto più dotata di te) e lei "Ma sei down?". Ora, è vero che una volta si usava dire "mongoloide", ma di per se stesso il termine non è un'offesa, si riferisce a un gruppo di etnie che hanno tratti caratteristici simili, poi, è chiaro, è sempre stato usato come insulto, ma sentire dare del "down" mi ha colpito: è molto più crudo. Però lo scemotto è riuscito ad attirare l'attenzione della carina e allora lei chiede, "Ma te (eccoci al solito errore: tu non te!) non sei fidanzato?" (ma come a quattordici anni già fidanzati?) e lui con aria di superiorità "L'anno scorso" (ah be', allora sì, a tredici anni).
Si ritorna alle età ormai consuete per il negozio, una mia coetanea, "Cerco i dischi dei Beatles", "Cd o vinili?", "Vinili", "Sono in vetrina", "Quanto costano?", "Venticinque e novanta", "Ma cosa, euro?", visto che siamo a Genova, sono tentato di risponderle "genovini" o "ducati", lei lo intuisce e si corregge "Che scema, è chiaro che sono euro. Sono originali?", "Fossero originali varrebbero molto di più", lei, interessata, "Ah sì? Sa io ne ho un po' a casa originali, le interessano?": allora non voleva comprarli, voleva rifilarmeli!

Diario del 16 novembre
L'importante è sapere quello che si vuole. E i miei clienti lo sanno. Lo dimostra questa mattina un cinquantenne, che, dopo aver girato per un po' nel negozio, mi si avvicina, "Voglio un cd di Dylan, devo portarle qui l'espositore o viene lei?". Vengo io", vado e mi mostra il disco che vuole, deve essergli scivolato il divisore perché quello che mi fa vedere è l'ultimo di Mike Portnoy, glielo faccio notare, "Non è Dylan", sorpreso lui "Ah, allora mi dia questo" e mi indica quello di fianco, l'ultimo dei Dream Theater, "Scusa ma stai guardando nella casella sbagliata, quella di Dylan è dietro", tira fuori, da dove gli ho indicato io, il primo espositore che gli capita sotto mano e sceglie in maniera completamente random un cd, questa volta per fortuna è di Bob Dylan. Non gli basta, "Senta - continua a darmi del lei, è strano quelli di sedici anni mi danno del tu, questo, che ne ha più di cinquanta, mi da del lei - ha qualche super audio cd?", "Sarà dura. Non si usano da anni, che genere vuoi?", "E' lo stesso (idee sempre chiare), quello che trova, ho comprato un lettore sacd da mille seicento euro e non ne ho mai trovato uno; voglio sentire la differenza". Dylan o Dream Theater è lo stesso e allora perché non rifilargli "In the Flesh – Live" di Roger Waters, ultimo sacd presente in negozio e che giace negli scaffali da ormai tredici anni?
Anche al telefono un po' di confusione. Squilla. "Discoocluuub", "Pronto è Club?", cos'è? Un diminutivo confidenziale? Teniamo le distanze, "Disco Club", "Ah, allora non è questo qua vicino alla Fiumara?", "Non so dove sei tu, io non sono vicino alla Fiumara".

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