Stampa
PDF
 
Il Diario di Disco Club Il Diario di Disco Club Diario - Dal 4 novembre al 9 novembre
 

Diario - Dal 4 novembre al 9 novembre Hot

zecchinoDiario del 4 novembre
Quest'anno lo Zecchino d'Oro compie cinquantanni. "Ebbè?", direte voi, "Cosa c'entra con Disco Club?". Beh, a parte il fatto che nel corso degli anni qualche centinaio di dischi della compilation li abbiamo venduti anche noi (qualche anno fa era un classico regalo natalizio per i bambini), oggi è tornato di attualità. Entra una sessantenne e mi chiede "Avete i cd dello Zecchino d'Oro? Sto cercando una canzone che mi piaceva tanto"; faccio rapidamente i conti, la prima edizione era del 1963, questa signora dei primi anni '50, quindi sarà stata una canzone delle primissime edizioni, a meno che lei non fosse un po' ritardata. "Guardi, mi ricordo che è nell'edizione del 1994": ritardata, anzi ritardatissima.
Questo al mattino. Al pomeriggio altra signora, più giovane, sui quaranta, "Sto cercando un cd dello Zecchino d'Oro"; ancora una volta ho l'impressione di essere finito dentro una candid camera, possibile che all'improvviso due persone nello stesso giorno mi chiedano lo Zecchino, cosa che, in genere, succede solo a Natale? Questa prosegue, "Me ne interessa uno in particolare, perché c'è una bella canzone: è quello del 1997". La cliente più o meno è dei primi anni '70, quindi nel 1997 aveva sui venticinque anni: un po' meno ritardata.

La chiusura della giornata è dominata da una lunga disquisizione sul pesciolino di gesso, come lo chiama Francesco (non il Papa, a noi non ha ancora telefonato, ma un vecchio cliente dei primi anni '80), più noto come pesciolino d'argento. Cos'è? Allora siete ignoranti come Filippo, che sostiene di non averne mai visto, mentre io, Marco e Francesco (sempre lui, non il Papa) diciamo che se ne trovano in ogni casa. Eccovi la definizione di wikipedia: "Il pesciolino d'argento (Lepisma saccharina Linnaeus, 1758) è un insetto lucifugo, veloce e privo di ali; è sinantropico, ovvero lo si trova nelle abitazioni umane, ed è molto diffuso. L'aspetto del corpo dell'insetto, argenteo e oblungo, giustifica il suo nome comune. Il nome scientifico, invece, è legato al fatto che questo insetto si nutre di carboidrati come lo zucchero o gli amidi. Appartiene all'ordine Zygentoma o Thysanura". Non ve ne fregava niente, va be', io ve l'ho detto, e sono sicuro che Filippo si sta passando la serata alla ricerca del pesciolino.
Sotto la canzone vincente dello Zecchino del 1994.
 

Diario del 5 novembre
Storie di ordinaria follia oggi a Disco Club.
Ivano: "Sai cosa mi ha detto la mamma? Che sono un malfante, perché vado dal fruttivendolo che è un delinquente. Io allora mi sono innervosito, sono andato in camera e ho rotto l'abat jour, così mi è toccato andare a comprare una penna, e la mamma ha potuto scrivere la lista della spesa; mi ha mandato alla Coop, perché non vuole che vada dal fruttivendolo, la mamma dice che è un malfante".
Lo psichiatrico: "Ehi, uegia!" - per i "foresti" traduco: orecchia in genovese -"A furia di sentire musica ti verranno delle orecchie così" e indica qualcosa di simile a quelle di Pinocchio, quando svegliandosi se le è trovate cresciute di più di un palmo. David (si dice Devid di Rapallo), presente all'esibizione dello psichiatrico, quando usciamo alla chiusura del negozio, lo vede seduto al bar Verdi e gli lancia un "Ciao uegia", "Uegia? Uegia a chi? E tu stronzo di un compagno perché non mi dai un passaggio in macchina?", "Perché sono in treno" gli dice David (che in quanto a cioccare, ciocca, ma in confronto a questi è un dilettante della sregolatezza), lapalissiano, ma le urla dello psichiatrico, "Uegia" "Compagno" "Passaggio", c'inseguono fino in fondo ai portici.
U megu: doppia esibizione, una mattutina e una pomeridiana; si è sentito al computer due puntate intere (un'ora per volta) di Tutto il calcio minuto per minuto del 1968. Me lo dice e mi chiede, "Era il 14 settembre e la partita principale era Sampdoria – Cagliari, ti ricordi com'è finita?", lo sorprendo "Zero a zero e Sabadini ha annullato Gigi Riva", poi mi blocco: sarò mica matto anch'io? La conferma me la da Maurizio, un giovane cliente, è all'inizio della strada e di lì si sente ancora lo psichiatrico urlare, io indico verso il negozio e gli dico "Sono matti" e lui "Siamo tutti matti ... anche tu".

Diario del 6 novembre
La giornata incomincia con un anziano poco tecnologico, mi chiede, "Lo fate il passaggio da nastro a cd?", "No, è proibito. Di che disco si tratta?", "No, non è un disco è un film", "Ah, allora vuole passare una videocassetta su dvd?", "Dvd? No, io ho solo un videoregistratore a cassette e quelle che ho le so a memoria. Dovrei comprarmi un lettore dvd, ma cosa vuole io non ho nemmeno il telefonino".
Subito dopo un giovane un po' squinternato, "Mi manda Paola, vorrei la discografia completa dei Megadeth", sì, ma chi è Paola? Forse legge la domanda nei miei occhi e continua, "Tra l'altro l'ho persa di vista da un bel po'", e allora come ha fatto a mandarlo?
Poi tocca al telefono, "Discoocluuub", "Disco Club? Vendete dischi", "Si dice", "E' già uscito il nuovo di Brutnei Spir", tiro a indovinare "No", "Ah, e allora quello degli U2?". Idee musicalmente confuse?
Ancora il telefono, "Posso prenotare i biglietti per il concerto dei Red Wine?", "No, deve venire di persona", "Dove siete?", "In via San Vincenzo", "All'inizio o alla fine?", "All'inizio", "Da che parte?", "L'inizio è solo da una parte, dall'altra è la fine", "Ah".
Lady B, giovane non ancora ventenne, scandalizza i miei clienti con le sue idee anticonformiste su sesso, corna, differenza di età tra partner, speranza di morte della vecchia nonna per ereditare e altre "bazzecole" del genere, quando entra una giovane suora; sono vicine, la suora con la veste bianca e intimidita, B. con diciotto centimetri di tacco, minigonna, tutta vestita di nero e sfrontata: insomma il diavolo e l'acquasanta. La suora cerca dei nastri vergini (è la giornata delle cose in disuso), la indirizzano dalla Lidl, lei "Dov'è?", "In via Colombo", ma lei "Non so dove sia", intervengo io, visto che si tratta di una suora le dico "Dietro la chiesa della Consolazione". Sorpresa! Lei non sa dove sia, il diavoletto Lady B sì.

Diario del 7 novembre
Noi negozianti siamo senza difesa dall'assalto di quelli che entrano non per lasciarci i soldi, ma per chiederli. Una volta erano solo i vu cumprà, che ci offrivano i loro prodotti, o qualche disadattato italiano; tra questi il più particolare era un uomo di mezza età che negli anni '90, quando entrava, chiedeva invariabilmente duemila lire, passati all'euro, si è allineato perfettamente alla consuetudine italiana raddoppiando la richiesta: due euro.
Adesso la crisi e la globalizzazione ha ampliato il popolo dei questuanti: sono rappresentati i paesi dell'est Europa, un po' tutta l'Africa, qualche parte dell'Asia; il Sud America no, per quanto Genova sia la capitale europea degli equadoriani, mai uno di loro è entrato a chiedermi l'elemosina. A questi aggiungete i rappresentanti degli enti e associazioni onlus più improponibili e capirete che è una vera e propria processione quotidiana che trasforma Disco Club (e tutti gli altri negozi del centro) in una novella Corte dei Miracoli (già come sapete abbiamo tra i nostri "rompipalle" Quasimodo).
I più assidui rimangono i magrebini, hanno una costanza che manca agli altri. L'ultima ondata l'ha capitanata un giovanissimo marocchino, Zakariyā, ci faceva tenerezza e a turno compravamo le cose più inutili da lui; non l'avessimo mai fatto, in poco tempo soni arrivati lo zio, il cugino, l'amico di Zakariyāʾ. Inevitabile un drastico taglio, evidentemente non solo nostro, perché a un certo punto i quattro ci hanno detto "Torniamo al nostro paese, in Italia c'è troppa crisi". Pochi mesi e a turno li vediamo ricomparire, soprattutto lo zio, "Ma non eri tornato in Marocco?", "Sì, ma là è impossibile vivere, non c'è nemmeno da mangiare, ci sono già i nostri fratelli che non riescono ad andare avanti, figurati ad aggiungere altre bocche". Il mio medico Guspe finisce col quasi adottarlo, comprando continuamente accendini, deve averne una collezione che quasi supera la sua principale, quella delle palle di vetro con neve (di queste ne ha mai tante che la moglie lo ha costretto a portarne almeno metà nello studio, probabilmente perché in casa tutta quella neve le faceva freddo).
Oggi vedo arrivare lo zio marocchino, ma non entra, si ferma davanti alla vetrina e fa la sua solita richiesta al cliente che sta guardando i dischi esposti, riconosco la voce che gli nega l'acquisto, è quella del Matematico (quello che sa sempre con precisione quanti cd/lp/45"/video/libri ha in casa e quanti deve comprarne al mese per raggiungere la meta che si è prefissato; quello che mette la sveglia alle quattro per mangiare, in maniera da avere tutto il giorno per smaltire, e tornare a mangiare dopo ventiquattro ore). Il magrebino allora passa alla seconda fase, "Mi dai qualcosa per mangiare?", ed ecco la sorprendente risposta del Matematico, "Ho solo la carta di credito". Prendo il megafono per urlargli "Entra dentro, che ti faccio una strisciata, così gli puoi dare i due euro", ma lo zio, perplesso, se ne è già andato. Quando lo rivedrò gli consiglierò di dotarsi di un pos (per chi non lo sa, la macchinetta sulla quale strisciamo le vostre carte di credito) portatile, così, quando qualcuno dirà che ha solo la carta di credito, potrà fare una strisciata e trasferire così i soldi magari su un suo conto in Marocco, dove l'euro sicuramente vale di più.

Diario del 8 novembre
Tragedia sfiorata oggi. Non in negozio, ma a uno dei protagonisti quotidiani del negozio: U Megu. Arriva trafelato "Mi è andata bene", "Cosa ti è successo?, "Quelli stronzi delle ferrovie ...", "Cosa ti hanno fatto? Hai mica insidiato di nuovo una capotreno?", "No, no, sono loro che hanno insidiato me, quegli scalini di merda ...", "Ma vuoi dire che cavolo ti è successo?", "Quegli scalini di merda sono viscidi per la pioggia, appena ho messo il piede sul primo sono volato a piedi in avanti e testa indietro", "L'ombrello non ti è servito da paracadute? Sei atterrato bene?", "Te l'ho detto, mi è andata bene, sono atterrato sul culo, mi fa male il coccige" e se lo massaggia, "Chi ti ha tirato su? Hanno chiamato un paranco?", "No, quando ero steso, un signore si è fermato. Mi ha guardato dall'alto e mi ha chiesto se andava tutto bene e se ne è andato. Mi sono tirato su da solo", mi rimane difficile pensarlo, quando gli cade qualcosa, deve fare i più strani movimenti ginnici (a dire il vero molto poco) per recuperarlo, ma forse il pensiero di passare la notte coricato per terra davanti alla stazione gli ha dato la forza di tirarsi su. Va a raccontare l'avventura a quelli del reparto usato, ma dopo due minuti ritorno allarmatissimo, "Guarda qui" e mi mostra un segno rosso che gli attraversa la parte posteriore della testa fino al collo, "E' una graffiatura, sarà stato l'ombrello", non è convinto, si tocca e guarda la mano in cerca di tracce di sangue, nel mentre arriva il mio dottore, Guspe, gli dico "Controllalo un po', secondo te sopravvive?", lo guarda "E' solo una graffiatura, ma ad ogni modo non ti preoccupare, se ti viene la commozione cerebrale questa notte, te ne vai all'altro mondo senza nemmeno accorgertene", io rincaro la dose, "Ou, mi raccomando, prima di andare a dormire, scrivi che tutti i dischi li lasci a noi". Questa volta non la prende tanto bene, se ne va prima del solito e adesso sicuramente sarà a casa in bagno a controllare con un sistema di specchi la parte posteriore della testa per vedere se è una graffiatura, e con la mano controlla se esce del sangue, o una contusione, e in questo caso controlla se sta uscendo un bitorzolo.

Diario del 9 novembre
Tranquillizziamo subito tutti: U Megu sta bene. A dire il vero questa mattina non è passato nonostante la presenza del suo amico Panzone e questo mi ha fatto preoccupare; nell'intervallo quindi l'ho chiamato al telefonino, alla sua risposta "Pronto", "Come va? Dove sei?", "Al cimitero", sa anche essere spiritoso U Megu. Al pomeriggio passa e constato che tutto è a posto, solo due graffiature dovute all'ombrello di Mary Poppins, che non ha funzionato molto bene nel suo volo e lo ha colpito al collo e su una mano; ma la botta in testa, se non ha provocato danni, non ha nemmeno arrecato benefici: è ansioso di tornare alla Berio alla ricerca di classifiche e risultati di campionati di calcio di infima categoria degli anni '50, spera sempre di trovare sull'autobus un controllore femmina per farsi multare, ogni giorno tedia me e tutti i clienti amici che entrano con un argomento assolutamente inutile (oggi è toccato "all'incredibile goal su punizione del Cittadella", ma chi se ne frega!).
Il tavolino numero 2 del Bar Verdi ha una particolarità, ci si siedono sempre i più rompipalle tra i loro clienti. Tra l'altro questo tavolino è proprio quello più vicino alla mia porta e quindi ne patisco le conseguenze più io che non loro. Al mattino un cliente abituale del bar viene per leggere il Secolo XIX, si piazza al tavolino, tira fuori il sigaro e ci riempe di puzza; lo psichiatrico, dopo le visite da noi, passa a quel tavolino, anche lui legge il giornale e commenta ad alta voce "boh", "Ma chi è?" e sghignazza; quest'estate, ogni sabato la coppia lirica, lui che spara sentenze sui cantanti, lei che alla fine chiede "Ma tu cosa sei? Un tenore o un baritono", e lui (avrà quasi settanta anni) "Non si sa ancora". Adesso il numero 2 è appannaggio esclusivo, soprattutto al sabato, di un telefonista di mezza età scatenato, che, purtroppo, incomincia già dal mattino con Martini e Negroni e con la voce sempre più impastata e urlante ci tortura con telefonate della durata che va da un'ora a due, il fatto è che dall'altra parte riescono raramente ad intromettersi nel discorso (ci è venuto infatti il dubbio che le telefonate siano finte) e dispensa pillole di saggezza, ecco quella di oggi più significativa: "Mio papà non ha capito una cosa, che a me non me ne frega un cazzo di mio papà".
A proposito di sballati e avvinazzati, entra ogni tanto una ragazza, con un bel colorito color vinaccia, e mi chiede invariabilmente se abbiamo qualcosa di Giacobbe, oggi si smentisce, "Hai niente di Michael Jackson?", "No", ma si riprende subito "... e di Sandro Giacobbe?".
A rallegrarci ci pensano due ragazze, giovani e carine, entrano e si guardano intorno "Hai mica visto due maschi che possano abbinarsi con noi?", il negozio è in quel momento vuoto, "Adesso non c'è nessuno, prova nell'usato, magari qualcuno trovate", "Grazie" e, rivolta all'amica, "Andiamo".

Recensione Utenti

Nessuna opinione inserita ancora. Scrivi tu la prima!

Voti (il piu' alto e' il migliore)
Giudizio complessivo*
Commenti
    Per favore inserisci il codice di sicurezza.
 
 
Powered by JReviews

Aggiungi commento


Codice di sicurezza
Aggiorna

Login