Stampa
PDF
 
Il Diario di Disco Club Il Diario di Disco Club Diario - Dal 17 al 23 giugno
 

Diario - Dal 17 al 23 giugno Hot

Diario del 17 giugno
Parliamo del telefono. Non ho mai avuto un buon rapporto con lui, proprio per questo Roby, il ferramenta, ha definito Disco Club come il primo negozio con lo scazzo alla risposta. Ha sicuramente ragione, ma penso di avere delle giustificazioni: primo perché ogni giorno ricevo da un minimo di venti fino a cinquanta telefonate; secondo perché queste telefonate arrivano sempre nei momenti meno opportuni, quando devo fare un pagamento tramite pos (e quindi mi serve il telefono), oppure mentre sto mettendo a posto dei cd dalla parte opposta, o ancora mentre sono schiacciato in vetrina in precario equilibrio per sistemare un disco; terzo perché la maggioranza delle telefonate sono (commercialmente) inutili. Vediamo oggi. Arrivo e sollevando il telefono vedo sul display che qualcuno ha chiamato ieri, domenica, alle 15,35; non è un caso, succede quasi tutti i lunedì, addirittura il giorno successivo al primo maggio ho trovato ben quattro telefonate effettuate nel precedente giorno festivo. Non mancano le telefonate serali e, in un caso, una notturna (alle 4,35, spero fosse di qualcuno che sta in Oriente e non ha calcolato il fuso). Poco dopo l'Uomo del Monte, che, non contento delle visite "sabatali", adesso si propone anche come rompipalle telefonico, "Voglio farti un ordine", "Il computer è ancora spento" (non è vero, ma non ho voglia d'incominciare la giornata con una sua lista), "Ah, e quando posso chiamare?", esagero, "Tra mezzora", passano sette minuti, telefono, "Sono io, funziona adesso il computer?", "Ma vaffa.." (l'ho solo pensato). Tra l'altro sempre lui, venerdì mi ha chiamato sul telefonino, non ho risposto, mi chiama sul fisso "Hai sentito il messaggio che ti ho lasciato sulla segreteria vocale del cellulare?", "Nooo".

Il primo cliente mi chiede, "Mi da il suo numero di telefono?", "Il miooooo?", si confonde di fronte alla mia risposta un po' vigorosa, "Sì, be', volevo dire, non il suo, quello del negozio".
Ed ecco di nuovo l'odiato squillo, "Discooocluuuub", "Buongiorno, scusi, mi hanno dato il suo numero quelli di via San Vincenzo", "Io, sono di via San Vincenzo", "Ah, e chi erano allora?", "Non lo chieda a me", "Va be', volevo chiederle se sa chi vende i biglietti per il concerto di Ramazzotti all'Arena di Verona", "Saranno come al solito di TicketOne", "E sì, ma i negozi hanno chiuso tutti", "Cerchi su internet il punto vendita più vicino", "Come si fa?", va bene, faccio io la ricerca, "Il PosteShop di Genova Centro in via Dante", "Oh grazie, scusi se l'ho disturbata, ma sapevo che lei era il più vecchio", "Grazie signora, molto gentile".
Sapete cosa penso? Che la gente non telefoni per necessità, ma perché, sentendosi soli, cerchino una compagnia, sia pure via filo e per pochi minuti. Probabilmente aveva ragione il mio compaesano Agostino Arturo Maria Ferrari, in arte Nino Ferrer, quando cantava "A chi potrei telefonare".

Diario del 18 giugno
Ecco un cliente da una volta all'anno, lo saluto, lui sorpreso (e contento) "Ti ricordi di me?", poi continua, "L'ultima volta non ti ho preso niente, vediamo se questa volta sono più fortunato", non lo è, anche oggi mi chiede un disco introvabile, mentre glielo dico, continuo a lavorare al computer, lui, molto noioso, ma anche molto ossequioso, fraintende e "Ti ringrazio per fare la ricerca"; non gli dico che stavo facendo, in realtà, i fatti miei, ma provo a cercargli sul web il cd, con scarso risultato, "Prova qua dietro, nell'usato, magari ce l'hanno", e lui "A proposito, ti ringrazio perché l'anno scorso mi hai mandato nell'usato di piazza Colombo". Non gli sto a dire che quello di piazza Colombo non è il nostro usato e, dalla porta, lo guardo mentre salta il "nostro" angolo e si avvia verso quello di piazza Colombo.
Altro cliente saltuario, anche se trentanni fa era un assiduo, Totonno. E' un chiacchierone, parla con i presenti come se li conoscesse da una vita; si entusiasma per i dischi dei suoi artisti preferiti e ha, poi, l'abitudine di schiacciare l'occhio in segno di approvazione, accompagnando l'ammiccamento con una gomitata nei reni del malcapitato, per fortuna i colpi sono lievi, ma, se il discorso diventa lungo, alla fine (come dicevano i New Trolls) "le mie reni non cantano". Oggi non si intrattiene tanto, è venuto a ritirare due cd ordinati, ma aggiunge "Ho visto in vetrina un disco di Maceo Parker, grande!!! - l'ho detto, è un entusiasta – E' stato il sassofonista di James Brown! E grandissimi i suoi primi dischi, bellissimi! Li conosci Gian?", io (sincero), "No", e lui conclude, "Nemmeno io".....

Diario del 19 giugno
Marino, l'uomo arancione, in meno di un mese è diventato un personaggio di primo piano del negozio. Oggi arriva vestito ovviamente di arancione, dentro un sacchetto la tuta arancione di ricambio, occhiali da sole arancioni, orologio arancione, due braccialetti arancioni; gli ho procurato il cd di Max Pezzali, mi chiede di pagarlo con la carta di credito, tira fuori il portafoglio, arancione, inforca, al posto di quelli da sole, gli occhiali da vista, arancioni, e mi passa la carta, "Belin, Marino, questa non è arancione", "E credi che non lo abbia detto alle poste? Sai cosa mi hanno risposto quei simpaticoni?", "No", "Di aprire un Conto Arancio". Per firmare la ricevuta mi chiede, "Non ne hai più penne arancioni come quella che mi hai regalato la volta scorsa?", "Tieni, te la regalo, ma fatela durare, è l'ultima".
Chi invece personaggio lo è ormai da anni è U Megu. Anche oggi non si smentisce. Ci racconta di un film che ha visto in dvd; "Qualcuno di voi ha visto Satantango?", "Cos'è?", "Un film ungherese, l'ho visto in tre giorni", "Tre giorni? E' così lungo?", "Sì, 7 ore e 15 minuti, tra l'altro è in bianco e nero ed è solo in ungherese con sottotitoli in inglese", "E cosa ci hai capito?", "Be', quasi niente", "E perché mai te lo sei sciroppato tutto? Almeno sai di cosa parlava?", lui, spavaldo, "Sì, l'ho letto su wikipedia: parla della fine del comunismo in Ungheria, più o meno all'epoca della caduta del muro di Berlino", Gianpier Guspe celia, "Allora la colonna sonora è dei Pink Floyd?", U Megu, titubante, "Maaa, mi sembra...direi...boh, no, mi sembra che non ci fosse musica". In realtà la musica c'era, di un certo Mihály Vig, probabilmente U Megu si è addormentato dopo un quarto d'ora e non ha visto le successive sette ore.

Diario del 20 giugno
Il primo caldo fa i suoi effetti, svuota i negozi e fa sconnettere i clienti.
Da Disco Club l'aria condizionata è proibita, primo perché mi fa venire mal di gola, secondo perché c'è già gente che si passa qua dentro due/tre ore al giorno, figuriamoci con un climatizzatore! Oggi pompiere, geometra, pluriespulso, megu e il biancocrinito ristoratore si sono alleati per attaccarmi, ma li ho fatti accomodare fuori, dove un po' d'aria c'è sempre, anche se non condizionata. Di bollente, oltre all'aria del negozio, c'è il telefono: i clienti escono poco per il caldo maccajoso, ma telefonano tanto, anche se, probabilmente, anche in casa loro non è tanto fresco, visto che sembrano tutti un po' dislessici.
Incomincia Mario, che inverte soggetto ed oggetto: "Pronto Mario? Sono Gian", "?!?!?".
Il secondo mi sillaba il suo nome: "Mi chiamo Tonit", "Come scusi?", "Glielo sillabo: T come Torino, O come Otranto, N come Napoli, I come Italia e T come Toronto". Domanda: perché la t iniziale è come Torino e quella finale come Toronto?
L'immancabile, ormai quotidiano anche telefonicamente, Uomo del Monte: "Mi puoi ordinare un cd di Marco Lo Muscio?", "No, ma chi cavolo é?", "E' un tastierista, ha suonato col fratello di Steve Hackett", "Ma va..." anche questa volta non lo dico, lo penso solo.
Altro squillo: "Scusi, volevo sapere se tenete anche cd musicali", "?!?!?".
Non si faceva sentire da un po' Micidiale da Novi Ligure, eccolo: "Gian, micidiale ci sei sempre, dimmi ce l'hai il dvd del concerto di John Fogerty, micidiale quest'uomo, che ha fatto il 28 maggio", "28 maggio di quando? Dell'anno scorso?", "Ma no, di questo", "Scusa ma come faccio ad avere un'incisione ufficiale, non bootleg, di un concerto che si è svolto solo 23 giorni fa?", "Micidiale, hai ragione, oggi è solo il 20 giugno! Ti richiamo tra un mesetto".
A dire il vero un cliente si presenta anche in negozio, anzi, più che in negozio, sulla porta; spunta appena un viso un po' stralunato, allunga un braccio e, senza parlare, mi mostra un foglietto. Penso che si tratti del solito che mi fa leggere tutte le sue disavventure, per chiedere un aiuto, lancio un'occhiata distratta al foglio ed ecco la sorpresa "Cd di Andrea Mingardi intitolato Sogno". Lo guardo e senza parlare gli faccio segno di no con la testa, lui, senza parlare, se ne va.

Diario del 21 giugno
Oggi parliamo di Leo. Chi è Leo? E' uno dei tanti metallari che negli anni '80 gravitavano davanti alla vetrina di Disco Club, lui faceva parte di quella minoranza che ha esagerata e spesso era veramente sballato. E' sparito per tanti anni, poi due anni fa, una mattina, sento qualcuno parlare seduto ai tavolini del vicino bar Verdi, mi sembra una voce nota, mi affaccio e vedo che è proprio lui, parla da solo. Indubbiamente qualche conseguenza gli eccessi giovanili l'hanno lasciata, ma nel complesso sembra più in forma di vent'anni fa, è sempre magro ma più atletico, cammina un po' come un soldatino, va a scatti e sempre frenetico. Mi guarda e d'istinto lo saluto, "Ciao, Leo". Anche lui, come è successo qualche anno fa con Pino Sanbabila (altro metallaro storico), rimane sorpreso, "Si ricorda di me?", "Cosa fai, adesso mi dai del lei?", "Scusa, ma non pensavo mi riconoscessi", e parte a raccontarmi la sua vita attuale, come molti ha sostituito gli eccessi di un tempo con la palestra e la superattività, "Tutte le mattine parto da Cornigliano e vengo in centro a piedi, sono nove chilometri. A mezzogiorno aiuto un mio amico che ha un ristorante", cosa questa che mi viene confermata da un cliente, che si è trovato a mangiare lì, "Sfreccia in sala, saltellando da un tavolo all'altro". Poi è di nuovo sparito, fino a stamattina. Oggi entra e "Sono venuto a salutarti, non mi sono più fatto vivo perché mi sono preso una brutta infezione e mi ci sono voluti mesi per guarire, adesso va meglio e sono voluto passare per dirtelo". E' quasi commosso e sono sicuro che, se non ci fosse di mezzo il banco, mi abbraccerebbe. Questo è quello che mi sorprende, perché certamente anche lui, come molti altri, negli anni '80, parlando di me, dicevano "Quella testa di cazzo di Disco Club (allora non ero ancora Gian, ero Disco Club), sempre pronto a minacciare di chiamare la polizia, se facciamo casino". E' vero, qualche volta l'ho minacciato, ma non l'ho mai fatto.
Un ultimo aneddoto su Leo. Una volta la hit parade era fatta più seriamente di adesso, una ragazza stava tutto il giorno da noi a scrivere i vinili che vendevamo (ben poche volte abbiamo avuto la soddisfazione di vedere un "nostro" disco entrare nella top ten), la più abituale rilevatrice era Lidia, una italo-olandese. Un giorno Lidia va a trovare i parenti, esce dalla stazione di Amsterdam e, mentre attraversa la piazza, sente un urlo in italiano "Attenzione, attenzione!". Già rimane sorpresa nel sentire quell'allarme nella nostra lingua, figuriamoci quando poi identifica il pazzo che a gambe larghe su una bicicletta le sta piombando addosso: era Leo!

Diario del 22 giugno
Era tanto che che Kim-Jan non si faceva vivo in negozio. Oggi il temibile dittatore di Disco Club si è rifatto vivo nel pomeriggio. A causarne la discesa in campo è stato Marco (nome di fantasia): costui ieri è venuto a ritirare un'ordinazione olandese: otto cd (di cui sei dei Jefferson Airplane) per un totale di novanta euro, "Posso prenderne solo per settanta euro", "Te ne do sei", "Va bene gli altri due passo a prenderli dopo". E dopo passa, ma "Sono tre quelli che ti ho lasciato", "Veramente erano due", "No, anche Long John Silver, l'ho visto nella scatola, è mio". C'è troppo casino in quel momento in negozio, non faccio controlli e glieli do. Mi accorgo poi che in realtà il cd era di un altro cliente e, per giunta, non lo ha pagato. Oggi torna, lo accolgo, "Non era tuo Long John e quindi non era compreso nel conto", lui si agita subito, "Come non lo ho ordinato? Sarai tu che ti sei dimenticato di ordinarmelo", il miei occhi incominciano a stringersi, "IO NON MI SONO DIMENTICATO, tu non lo hai ordinato", lui, strafottente, "Tu sei fuori, hai sbagliato a scrivere il nome", dalla fessura dei miei occhi escono saette, "Tu invece vai fuori e non tornare più". Quì si vede la grande democrazia che vige a Disco Club, questo Marco pochi anni fa ha speso duemila euro in un mese e adesso è sulla buona strada per eguagliare il record, ma questo non interessa a Kim-Jan, quando c'è da espellere non fa distinzione tra clienti da un disco all'anno e quelli da mille. Marco perde un po' della sua boria, ma non rinuncia, "Io sono un buon cliente", "Non me ne frega niente", "Ma ti devo pagare il cd dei Jefferson che ho portato a casa", "Te lo regalo", non sa più che pesce pigliare e prova con "Ti ho ordinato due cofanetti dei Grateful da 230,00 € l'uno", "Non c'è problema, me li tengo io, me li porto a casa e diventerò un fan di Jerry Garcia", lui, stravolto, "Mi servono, li voglio". Non lo considero più, mi rivolgo ad altri clienti; dopo un po', lui, "Facciamo così, vado a casa e ti riporto subito il cd dei Jefferson. Sono venuto per ordinarti sette cd dei Black Sabbath....", "Ho altro da fare, corri a prendere Long John Silver". Va e ritorna come una freccia, "Eccolo, adesso mi ricordo come è andata, io te lo avevo ordinato, poi ti ho telefonato per dirti che non mi interessava e tu mi hai detto che non c'erano problemi", "Infatti, come ti ho detto, NON L'HO ORDINATO PER TE", "Ti chiedo scusa, adesso mi puoi ordinare i sette dischi dei Sabbath con Ozzy"; in quel momento transita di lì l'amico Dario (orfano Fnac), lo investo all'istante della funzione di aiutante non retribuito, "Guarda un po' cosa vuole", e glielo rifilo, senza più rivolgergli la parola.
Domani è domenica e ovviamente il diario riposa. Però anche se fosse stato un giorno feriale il 23 giugno non ci sarebbe stato nessun diario. Perché? Perché domani è il mio compleanno e in questo giorno da anni non sono in negozio, non per festeggiare, ma perché ero stufo di sentirmi dire "Non ci posso credere. Non li dimostri proprio 60 anni", e l'anno dopo 61 e poi 62 e poi...basta, me ne sto a casa per evitare questi auguri. Ma qualcuno ha anticipato i tempi, me li ha mandati via youtube: L'Uomo del Monte e i suoi amici; guardate il video e capirete perché U.D.M. è così spesso citato nel Diario, ammirate anche la sua abilità come bassista: il Jeff Healey del basso!

Diario del 23 giugno
Eh va be'. Vi ho detto che in tutti i casi il Diario oggi avrebbe riposato anche se il 23 fosse cascato di giorno lavorativo, invece mi avete costretto a rispondervi in un giorno festivo. Il fatto è che in tanti mi avete ricordato i miei 66 anni, quasi il numero della bestia, il 23 dicembre 66,6 (mesi) ci siamo (« Faceva sì che tutti, piccoli e grandi, ricchi e poveri, liberi e schiavi ricevessero un marchio sulla mano destra e sulla fronte; e che nessuno potesse comprare o vendere (eccomi) senza avere tale marchio, cioè il nome della bestia o il numero del suo nome. Qui sta la sapienza. Chi ha intelligenza calcoli il numero della bestia: essa rappresenta un nome d'uomo. E tal cifra è seicentosessantasei. »(Apocalisse 13,16-18). Allora vi voglio spiegare da dove nasce il tutto con partenza da quel 23 giugno 1947 ad oggi (tranquilli non lo faccio giorno per giorno). Dalla nota si evincerà (ogni tanto mi piace usare termini desueti) la mia scarsa fiducia sugli avvistamenti di dischi volanti e la mia preferenza per i dischi vinilici, la mia avversione per le dittature (a parte la mia più che trentennale in negozio) e per tutto ciò che è militare e il mio amore per la natia campagna polceverasca. Al mio animo commerciale lascio la conclusione: visto che, già a quest'ora, siete ampiamente più di cento ad avermi scritto, vi ringrazio e vi propongo questo: martedì, alla riapertura del negozio, ognuno di voi viene a comprare un disco (intendiamoci, se ne volete prendere di più va bene lo stesso), sarà come festeggiare un altro Natale, sei mesi dopo (o sei mesi prima): il mio!

Ecco il link della nota.

Recensione Utenti

Nessuna opinione inserita ancora. Scrivi tu la prima!

Voti (il piu' alto e' il migliore)
Giudizio complessivo*
Commenti
    Per favore inserisci il codice di sicurezza.
 
 
Powered by JReviews

Aggiungi commento


Codice di sicurezza
Aggiorna

Login