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Musica italiana Recensioni Italiani AFTERHOURS - Folfiri o Folfox
 

AFTERHOURS - Folfiri o Folfox AFTERHOURS - Folfiri o Folfox Hot

afterhoursMi ha davvero colpito il disco degli Afterhours....Li ho sempre odiati, con quelle chitarre mandate troppo liberamente 'a spasso' e quegli slogan da ribelli 14enni urlati come se non ci fosse un domani. E pensare che con quello stile, un disco con Claudia Schiffer in copertina ed accanto la scritta 'hai paura del buio?' hanno fatto parlare di se come del più grande gruppo rock italiano. Ma questo è veramente un capolavoro assoluto. E' un disco controverso (a dir poco), in cui Manuel Agnelli, a volte con parole da vero poeta a volte con un linguaggio più diretto, mette in discussione tutto il proprio Universo di Significato e, con esso, chi ne prende parte: si tocca il tema del rapporto di un musicista rock con dei fan che comprano ormai il suo album a scatola chiusa, gli atteggiamenti dei ribelli (e fa riferimento a se stesso in primis, secondo me) che ti fanno sentire, più che forte, onnipotente, perché senti di poter dominare il tuo destino e scampi il dolore che deriva dal pensare che certe cose te le devi costruire tu non agendo per contrapposizione e che pur cercando di costruire la vita ti può spazzare via in ogni momento. Sono cose che si sanno e che si dicono, e che si ripetono, ma prenderne coscienza veramente può cambiare la vita.

E' un disco che non dimenticherò, perché è il disco di un uomo che riparte da zero e si augura di 'svegliarmi la mattina/ed avere il coraggio di non continuare a darmi il dolore/piuttosto camminare come un uomo/e poi...con quello che può accadere....con la casualità/....libero di esser diverso/da quello che credevo di essere/libero di non piacermi/libero di non piacerti....' (Cito non a memoria, ma quasi...). E' una specie di concept album, e contiene un brano in cui, dopo che è stata liberata una quantità industriale di disillusione, un grande segno di speranza, una canzone semplicissima, che potrebbe cantare Giusy Ferreri, in cui Agnelli prega di poter illudersi di nuovo, magari vivendo un amore, anche se non sarà più lo stesso modo di illudersi. Sembrano frasi da post-adolescenti, e forse lo sono, ma ci sono uomini/autori che non ci arriva mai, e l'invecchiare non solo dell'Uomo, ma dell'Artista che a questo s'apparenta, la 'revisione' dei Sogni che è possibile ancora concedersi, non è mai un tema facile da affrontare. Sembra di sentire una musica non solo diversa dagli Afterhours di sempre, ma diversa da quasi tutto quello che è uscito in Italia. C'e una spiritualità così intensa da richiamare il più concitato John Coltrane, anche se non c'e' un sax in tutto l'album. Ci sono pezzi in cui l'elettronica, le chitarre, i suoni in genere, sono curati e strutturati in una maniera nuovissima. A volte sembra math-rock disturbato (lo so, riderete), nel senso che i pezzi sono 'quadrati' ma il loro incedere è, se non 'disturbato', di certo inquietante. Anche le armonie folk suonano come un a sé, lontane, abbandonate ed al contempo lucidissime confessioni, brani alla deriva, ma anche i pochi, cupi accordi segnano le coordinate di una deriva che porta chiarezza. Nella prima parte del disco spicca il pezzo sul rapporto tra l'uomo e suo padre, con lui che guarda la tv e suo padre sdraiato sul letto a dormire e 'chissà se i miei occhi hanno mai veramente incontrato i suoi.... Ed i suoi occhi hanno visto i miei'... Una ballata solo piano e voce da rabbrividire. Non so che pensare, dovessi dare un referente carico di tanta amarezza...Forse la springsteeniana 'Indipendence Day'. La seconda parte del disco è un concept nel concept: è Agnelli che parla a sé stesso ed al suo pubblico. Per struttura sembra il lato 2 di Abbey Road dei Beatles, con degli 'incisi' tra un pezzo e l'altro, come delle micro-canzoni, che ricapitolano e spiegano tutto, tutto senza un secondo di pausa. e senza 'pesantezza'. Dall'ironia (tu sei uno che va contro/ma morirai come me per un protocollo mal compilato/e allora non ti conviene come primo passo/mollare ed affidare le tue mani ad un Dio della Fatalità?) alla preghiera 'Né pani né né pesci' ('aggrappati a quello che hai/nessuno più/nessuno più/distribuirà/né pani né pesci) pare espandersi il discorso iniziato nella prima parte dell'album, dove si invita a 'Sognare (solo) fino a che comincia il respiro'. Temo che non resterà loro un solo fan - che sia uno, dello 'zoccolo duro'. Album 'Per tutti e per nessuno'. Semplice a volte nei testi ma troppo personale. Il brano 'cruciale' è quello in cui Agnelli vive Ciò che ogni poeta ed ogni autore vivono ad un certo punto della vita: quello di non sentirsi più degli eroi perché quando raccontavano il proprio dolore le persone ci si aggrappavano per non vedere il proprio, ma di sentire la responsabilità di essere caduti in un equivoco (che è poi l'equivoco dell'Arte) e di aver fatto più danni che 'opere di bene', proprio sviando le persone dal risolvere i propri 'irrisolti' in virtù dell'autorevolezza che esercitavano sul proprio pubblico. Agnelli dice qualcosa come 'Io te ne ho dato modo/ma ti prego, non aggrapparti più a me/per sentire che il mostro è fuori/e non è in te/alla fine col mio dolore ho coperto il tuo/ma adesso il tuo ha travolto me/....Se vuoi sentirmi vicino/guarda la mia pelle/e poi guarda la tua'. Scusate se le citazioni non sono sempre letterali, spero di averne colto il senso. (Andrea Vinetti)

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