Stampa
PDF
 
Musica italiana Recensioni Italiani TRE MARTELLI - Cantè’r Paròli
 

TRE MARTELLI - Cantè’r Paròli TRE MARTELLI - Cantè’r Paròli Hot

TRE MARTELLI - Cantè’r Paròli

Dettagli

Titolo
Cantè’r Paròli
Anno
Casa discografica
Per il trentacinquennale di attività il gruppo Tre Martelli, emanazione musicale dell'Associazione Culturale alessandrina Trata Birata, che dal 1977 "è impegnata nello studio, documentazione e divulgazione della cultura popolare piemontese", pubblica una suggestiva antologia di brani nei quali l'assieme, a sua volta scaturito in quel lontano e tumultuoso periodo da tre componenti della storica formazione di jazz-rock Angostura, guidato dal violinista (ma non solo) e compositore Andrea Sibilio, musica una serie di liriche del poeta dialettale Giovanni Rapetti, bardo di Villa del Foro, sobborgo della "capitale" del Monferrato, proprio nell'anno che celebra i suoi novant'anni. L'incontro tra i Tre Martelli e la (purtroppo) misconosciuta poesia di Rapetti risale alla fine dei famigerati anni '80: a partire da quel momento, il gruppo, che aveva sempre lavorato - rivitalizzandolo - con il repertorio tradizionale, e mai aveva preso in considerazione l'ipotesi di utilizzare liriche contemporanee, comincia ad inserire qua e là, negli album della propria produzione (ecco le fonti di questa corposa raccolta), le parole del bardo opportunamente musicate, così antiche e allo stesso tempo così moderne, fin dal primo momento considerate come l'ideale prosecuzione o reinvenzione della tradizione. La poesia di Rapetti è, infatti, davvero il distillato racconto, il lirico dispiegamento teatrale, della vita quotidiana, soprattutto contadina, che nell'ultimo secolo (almeno) si è avvincendata nell'ambito di quel territorio, in cui il Tanaro ("il tempo divenuto acqua", "clessidra di gusci e sabbia"), proprio nei pressi di Villa del Foro, ricevuto l'apporto del pavesiano Belbo, intraprende il suo corso in pianura, dopo essere disceso rapido dalle Alpi Marittime, per poi immettersi quasi placidamente nel reale Po. Densa la scrittura di Rapetti, impegnativa, semanticamente stratificata, intrisa di slancio ideale e passione civile, resistenziale ad ampio raggio (per intenderci), costruita da un dialetto strettissimo e del tutto particolare (nel senso di locale), che il poeta coltiva con "maniacale" scrupolo e attenzione, quasi plasmandolo direttamente dalla faticosa terra. Non siamo nelle più occidentali Langhe del già evocato Pavese, ma di meliga e collina, fiume e paese, estate asfissiante e freddo senza rimedio, festa e lavoro, miseria e povertà, sembra di sentir parlare allo stesso modo (ma anche no: l'altissima produzione letteraria di Rapetti, vero e proprio mondo o microcosmo nel quale perdersi, va studiata e rimirata con calma e a più riprese, e varrebbe da sé anche solo che per la musicalità). E a proposito della musica, non ne abbiamo ancora parlato, come forse spesso ci capita. In questa summa poetica certo non scompare: un tripudio di ghironde, violini, strumenti a corda, pifferi, cornamuse, fisarmoniche, organetti ci appare, in un succedersi misurato di danze e balli popolari, anche quando il testo richiederebbe (forse) un commento sonoro più "austero"; e un coro di voci, tante, ben sette quelle soliste e in qualche modo narratrici, anche grazie alle molte collaborazioni, che nel tempo si sono succedute, tra cui (per esempio) quella con Gastone Pietrucci de La Macina, e grazie soprattutto alla presenza di qualche, quasi ungarettiana per carisma declamatorio, "apparizione" in versi dello stesso Rapetti. Musica antica, nella quale un carattere folklorico si intreccia con raffinate linee medioevoali e rinascimentali (si ascolti il flauto di Paolo Dall'Ara in "Ra memòria dra stèila"), e però, proprio come le parole di Rapetti, moderna, attuale, contemporanea, di fresca composizione, figlia dei nostri tempi. Un vero e proprio gioiello per non dimenticare e continuare a lottare, tra le altre cose, contro quella logica che ha fatto sì che il "Mondo è stato venduto, e lo vendono e lo comprano / i morti della Libertà oggi li barattano / le macchine che passano non si fermano / l'asfalto copre la ghiaia e i fiori di menta"). Superlativo. (Marco Maiocco)

Recensione Utenti

Nessuna opinione inserita ancora. Scrivi tu la prima!

Voti (il piu' alto e' il migliore)
Giudizio complessivo*
Commenti
    Per favore inserisci il codice di sicurezza.
 
 
Powered by JReviews

Login