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Potrà sembrare eccessivo, se non fuori posto, eppure è quasi inevitabile accostare Claudio Lolli a Leonard Cohen. Un mito di anni passati che il tempo ha trasformato in ‘vecchio saggio’, un meraviglioso creatore di immagini verbali (“Certo che ho bisogno di te, se no sarei normale”) che a volte sembra considerare la musica un pretesto, un disincantato cantore del mondo che non si vergogna di dimostrarsi ancora sentimentale.
Sentimentale nelle cose dell’amore (“Bisogno orizzontale”), sentimentale nel ricordare gli eroi sconfitti (“Le rose di Pantani”) o i ragazzi “Poco di buono” che sessant’anni fa combattevano i nazisti. Chi è rimasto legato ai lavori anni ’70 resterà deluso, chi ama Lolli a prescindere troverà “La scoperta dell’America” migliore di molte cose recenti. Certo che se ci fosse qualche canzone-canzone in più… (Antonio Vivaldi)