Il disco parte sbilenco con “Non siamo mai stati sulla luna”, arrangiata fra Mercury Rev e Francesco Renga, migliora molto a metà cammino e si sfuoca nel finale. I Mercanti di Liquore avevano iniziato la loro carriera come cover band di Fabrizio De André (anche il nome è una citazione da “Il suonatore Jones”), salvo emanciparsi a poco a poco dall’ingombrante ombra del maestro, qui percepibile solo in “Senza titolo”.
Molto ha giovato l’incontro, fra musica e teatro, con Marco Paolini, che ha dato loro le istruzioni per ritrovare un mondo affascinante, perduto e popolare senza il nazional prima. Un mondo degno dello Jannacci d’annata come quello raccontato in “La semi automatica” e “La moglie brontolona”. Cosa manca è un po’ di nerbo, che verrebbe bene, ad esempio, per sostenere i sette minuti della commovente e picaresca storia di “Nella chiesa di Bellusco”. (Antonio Vivaldi)