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Musica italiana Recensioni Italiani GRUPPO SPONTANEO TRALLALLERO - Vagabondo (Felmay 2007)
 

GRUPPO SPONTANEO TRALLALLERO - Vagabondo (Felmay 2007) Hot

ImageChi si occupa di popular music è da sempre abituato (quando va bene) ad approfondire e studiare le tradizioni musicali che hanno concorso alla nascita e allo sviluppo del pop anglosassone, che ci ha (purtroppo o per fortuna) letteralmente invasi, almeno a partire dal secondo dopoguerra. Conoscere a fondo la storia delle musiche che nei secoli si sono avvicendate sul nostro territorio è stato invece ben più difficile. Il repentino passaggio da un’economia di tipo agricolo ad una industriale, la conseguente urbanizzazione, la colonizzazione culturale americana, hanno prodotto in Italia, nel corso del 900, una frammentazione e una lenta dispersione del ricco patrimonio musicale popolare. Solo a partire dagli ’60 con i Cantacronache prima, il gruppo del Nuovo Canzoniere Italiano poi, l’aiuto di illustri etnomusicologi come Roberto Leydi e infine l’ampio fenomeno del cosiddetto folk-revival degli anni ’70, si sono creati i presupposti per un attento recupero della nostra memoria sonora: pensiamo a gruppi storici come La Nuova Compagnia di Canto Popolare, il Canzoniere del Lazio o all’incessante lavoro di cantanti come Giovanna Marini, Rosa Balistreri, Caterina Bueno, solo per fare qualche nome.

 

 

Non solo, esiste anche il diffuso e difficilmente estirpabile luogo comune che solo il centro-sud possa essere depositario di una tradizione musicale italiana con il suo saltarello, le sue pizziche, le tarante, tarantelle, moresche e cosi via. Un mito evidentemente da sfatare e che per fortuna gli stessi musicisti stanno cercando di annullare: vedi le recenti collaborazioni tra il gruppo occitano Tendachent e il napoletano verace Enzo Avitabile o vedi, come succede in questo splendido cd, la moresca di Nando Citarella che va ad incrociare con le sue infuocate tammorre il canto dei canterini del trallallero. E proprio di Trallallero vogliamo parlare, perchè, dopo la presentazione di sabato scorso (6 ottobre 2007) presso la Sala del Minor Consiglio del Palazzo Ducale di Genova, è ufficialmente edito Vagabondo, il nuovo cd che il Gruppo Spontaneo Trallallero ha voluto realizzare per festeggiare il ventesimo anno di attività. Spettacolare canto polifonico tipico del genovesato, sulle cui origini non tutto è stato ancora chiarito, il trallallero rappresenta, almeno dalla metà dell’800, una delle più caratteristiche e inossidabili tradizioni musicali del nostro paese. Un pratica famosa nel mondo, tant’è che il grande musicologo americano Alan Lomax, conosciuto soprattutto per i suoi studi sulle origini del blues, si è preso la briga di venire a Genova per capire che fosse. A questo proposito Moni Ovadia ha dichiarato: “ho conosciuto questa forma artistica quando avevo 14 anni, grazie a due dischi di musica popolare raccolti per la Library of Congress. C’erano alcuni di questi canti interpretati da una sessantina di “camalli”. È stata una folgorazione. Potrei dire che ho deciso in quel momento di occuparmi di musica e tradizioni popolari”. I gruppi di trallallero sono chiamati squadre e devono essere composti da almeno cinque voci: il tenore, o primmo, che intona il canto, il contralto, o segundo o ä bagascetta perché canta in falsetto, il baritono, chiamato contrabbasso, la voce a chitarra, per lo più baritonale o tenore-scuro che ha una precipua funzione ritmica, il basso o più bassi ad accompagnare il canto con alcune ripetute specifiche sillabe. Il trallallero è canto di marinai in partenza, è simbolo del viaggio, dell’avventura, della nostalgia, è musica delle corde vocali a sostituire gli strumenti che spesso non potevano essere comprati. Il GST, tra alterne vicende, è sulla breccia da tempo e negli anni ha incassato apprezzamenti provenienti dai più disparati ambiti culturali (anche all’estero), grazie a un’intensa attività sul territorio. Il gruppo fa base in quel luogo pieno di storia e memoria che è la Val Polcevera: ogni settimana si ritrova nei locali della Società Operaia Cattolica di San Biagio per le consuete prove. Oggi il GST è guidato con sapienza dal maestro Giuseppe Laruccia, ma l’anima dell’ensemble è senz’altro la voce contralto Laura Parodi, da sempre impegnata nel recupero e studio di questa pratica musicale ancor viva a Genova, nel suo entroterra e non solo. Laura Parodi è tra le poche a infrangere una regola consolidata o forse no: il suggestivo cerchio di canterini dovrebbe essere composto da soli uomini con una voce, il contralto appunto, che canta in falsetto. Di Laura Parodi segnaliamo lo splendido libro-cd edito nel 2006 da Editrice Il Golfo “La partenza, canzoniere del trallallero. Storie e testi dell’antico canto dei genovesi”: un volume fondamentale per ragionare sulle origini del trallallero e sulla sua capillare diffusione nella provincia di Genova. Vagabondo è un commovente tributo a Genova, alle sue genti di mare e campagna e al compianto direttore musicale del GST Luciano Brolis. Vi campeggia una splendida foto di un tramonto ripreso all’Expò, a sottolineare la bellezza struggente di una città difficile ma sempre impressa nel cuore, i cambiamenti che negli ultimi anni l’hanno trasformata in meglio, la voglia e la certezza che la sua storia possa rinnovarsi e reinventarsi. Struggente la versione di Ma Se Ghe Pensu, pirotecnico, anche per l’alto numero di bassi all’interno del gruppo, l’attacco di Qui Si Formano i Bei Concerti, la cui struttura è l’esempio paradigmatico della sintassi di questo canto: una strofa di quattro versi ripetuta due volte e poi interamente vocalizzata. Divertente l’arrangiamento di Pippo Non Lo Sa del grande Gorni Kramer, perché non è tanto il repertorio a contare, quanto il modo in cui lo si manipola; perfetta, poi, la riproposizione della Partenza, il vero manifesto culturale del trallallero. In sostanza, un gigantesco, meritorio lavoro sulla memoria, sui luoghi e il poco accessibile carattere dei genovesi, ma non solo: il trallalero vive e lotta insieme a noi. (Marco Maiocco)

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